Abituato a far tutto da solo già nei due dischi precedenti, il musicista livornese Lorenzo Bracaloni, classe 1978, in arte Child of a Creek, questa volta ci propone in 36 minuti 9 sue canzoni folk prevalentemente acustiche, cantate in lingua inglese, che perfezionano il suo percorso musicale sospeso tra la psichedelia ed il c.d. folk apocalittico. Musica profondamente immersa nella natura, nel silenzio, lungo un sentiero di montagna innevato, come quello disegnato sulla copertina, che ricorda molto le illustrazioni dei dischi di Devendra Banhart anche nelle tinte seppia, ed emergono sfumature varie, che si muovono generalmente tra placidi e rassicuranti momenti di meditazione e armonia, malgrado pure ci sia spazio, talvolta, per variazioni più tese, come se le nubi della tormenta s’addensassero all’orizzonte: accade nell’intro della fantastica ‘Winterland’, canzone che nel finale propone un dolce inserto di flauto, o in ‘On the Shoulders of the Tall Mountain’.
Folk, certo, ma anche psichedelica l’impronta generale dell’album, particolarmente nei brani strumentali – ‘The Silent Valley’, e poi ‘Secret Passages’ – con il ricorso ad un numero notevole di strumenti e di suoni, anche morbidamente elettronici, e scatta piuttosto facile un paragone con Current 93, Corde Oblique, Dead Can Dance, Pearls Before Swine, e ancor di più con i dischi solisti di Peter Hammill.
I brani che maggiormente si mettono in evidenza, all’ascolto, per lo spessore di alcune idee che contengono, sono l’elegantissima e fiabesca ‘Wolves are Good Friends’, ricca di echi vocali nella seconda parte, vetta del disco, poi le placide e toccanti ‘Sad Song of the Season’ e ‘Where the Cold Wind Blows’, con voce raddoppiata su un solido arpeggio acustico, e le varie partiture contenenti elementi medievali, come ‘On the Shoulders of the Tall Mountain’; ecco dunque un disco italiano di valore, e soprattutto, finalmente, di grande originalità, con l’unico relativo limite di uno stile d’esecuzione troppo omogeneo, conseguenza probabile del fare sempre tutto da solo. Già adocchiato da qualche etichetta negli Stati Uniti, The Child of a Creek saprà giocarsi al meglio le proprie eventuali chance anche in quel contesto.
Autore: Fausto Turi