Dopo due anni torna Ben Harper, grintoso ed energico come non mai. Messi da parte i toni soffusi e le ballate acustiche di Lifeline, White Lies for Dark Times ci regala sin dall’attacco di Number with no Name chitarre elettriche e ritmo in abbondanza e le consuete frasi-coltello a cui ci ha abituati (del tipo “le cose che ti guidano ti possono portare alla follia”). Jason Mozersky (chitarra), Jordan Richardson (batteria) e Jesse Ingals (basso) sono gli alfieri di questo nuovo progetto del musicista californiano, che ha messo da parte, non senza traumi, gli Innocent Criminals e ora vuole correre con i Relentless7. Come li ha conosciuti ce lo racconta lui stesso: “È iniziato tutti anni fa: ero ad un festival, stavo andando dall’hotel al luogo del concerto. Sul bus di solito cerco di isolarmi, in quel caso l’autista mi chiese se poteva farmi sentire un gruppo. Io non ne avevo voglia, ma poi mi sono ricordato di quando ero io a mandare in giro i demo. Così alla fine l’ho ascoltato, e mi ha sconvolto… Sono diventato amico con la band, che dopo un disco si è sciolta. 10 anni dopo ho reincontrato Jason e abbiamo registrato una canzone per Both sides of the gun, al primo colpo. C’era chimica…”. Quella canzone era Serve Your Soul, e ora, dopo tre anni, un album intero e verosimilmente il tour e tutto il resto, per una collaborazione che almeno nelle parole è destinata a durare.
Di sicuro c’è che ha portato ventata benefica alla musica di Ben: non che gli album precedenti avessero segnato momenti di decadenza, ma certo questo White Lies è veramente bomba: Up to You Now, la seconda canzone, è già un classico, una delle sue migliori, in cui si esibisce in uno straziante grido finale sulle note di una melodia dolorosa e dolce contemporaneamente.
Quello di White Lies for Dark Times è dunque vero rock, dall’inizio alla fine, con il ritmo duro e velocissimo di Shimmer and Shine, con Keep it Together dove nell’intro di chitarra si incontra il Ben Harper che abbiamo imparato ad amare, con la zeppeliniana Why Must You Always Dress in black, con la dolce e introspettiva Fly One Time che sembra essere dedicata a questo cambio musicale di band (“Sono intrappolato fra ciò che non posso lasciarmi dietro e quello che potrei trovare avanti”). Ma tutte le canzoni dell’album sono perle di un musicista con la verve non ritrovata, giacché non l’ha mai persa, ma certo rafforzata, potenziata dall’energia che solo una nuova esperienza come il suonare con un nuovo gruppo può produrre.
Un motivo di più per non perdere le prossime esibizioni live di un artista già famoso per quanto è capace di dare nei suoi tour.
Autore: Francesco Postiglione