Gli Smart Cops hanno deciso di giocare al poliziotto buono e al poliziotto cattivo. Poco importa che a nessuno vada giù la parte dei buoni. Non sono mai serviti davvero. L’importante era ottenere una pistola, perché di polvere da sparo questi ragazzi ne hanno fin troppa: l’hanno raccolta in questo primo album, “Per proteggere e servire” e hanno fatto fuoco.
Il disco di esordio di questa giovane band è un inseguimento continuo: più cattivi dei Ramones, più ironici dei Dead Boys, fin dalla prima traccia- Realtà cercami– gli Smart Cops ci trascinano dentro una retata violenta di tutti contro tutti; una sirena continua nelle orecchie, la batteria che scandisce il tempo velocissimo, le parole che si susseguono a tratti gridate, senza mai concedere un attimo per riprendere fiato, la melodia che gioca a nascondersi nella testa, il ricordo di un ubriaco, che non sai se c’è mai stato davvero oppure sei tu che –lentamente- cominci ad impazzire. T
ra alienazione e disordine, dal disco viene fuori una folla di personaggi rubati alla sceneggiatura di un telefilm da distretto degli anni settanta: puttane, poliziotti in crisi di identità, ladri, spacciatori (Il cattivo tenente). Un Romanzo Criminale riscritto dai Misfits.
Un esordio che dichiara subito la pura formalità del termine: nessuno degli Smart Cops può essere definito un esordiente. Prima e dopo il 2007, anno di formazione della band, ciascun membro vanta collaborazioni con altri progetti di importanza internazionale; Marco Rapisarda porta con sé l’esperienza maturata nei Crocodiles e nei Blank Dogs; Nicolò Fortuni viene dalla devastante band With Love; Edoardo Vaccari è stato chitarrista della band skate punk Ban This e dei Klasse Kriminale; a completare il quadro Matteo Vallicelli, “giovane sbandato della riviera romagnola”.
Undici tracce che non superano mai la soglia dei tre minuti, per quello che si potrebbe definire una sorta di concept album. L’immersione nella storia di un gruppo di poliziotti e le loro crisi di identità (sta’ attento a non rimaner schiacciato dentro / e questo senso di vuoto / mi induce sempre a indietreggiare- Corro a gambe levate); la soluzione anarchica di chi possiede i mezzi, ma non sa usarli (la volante non va più in moro /si può usare un tassì / ma quanto costa-la legge del più debole); il tentativo mal riuscito di nascondere la propria omosessualità sotto una divisa (Insabbia prima che se ne accorga- Meglio insabbiare).
Il gioco sadico di un punk che si diverte a prendere in giro atteggiamenti ribelli stereotipati e necessari al tempo stesso, calcandoli dei colori di un cartone animato.
L’album degli Smart Cops non è solo il lavoro di una delle tante band punk arrabbiate in circolazione: è un progetto totale, una messinscena dadaista che ha fatto dell’assenza di regole il suo rigoroso statuto militare.
SMART COPS “Il Cattivo Tenente” from SMART COPS on Vimeo.
Autore: Olga Campofreda