Un percorso lungo un po di anni quello di Gionata Mirai, dai Super Elestic Bubble Plastic (agli inizi tacciati come un clone dei One Dimensional Man), fino a diventare chitarrista del Teatro Degli Orrori. Ora, quasi in contemporanea con il nuovo TdO, presenta anche un album solista, solo con chitarra acustica dodici corde e i suoi umori post atomici. Facciamo due chiacchiere e anticipiamo alcune domande sul Teatro degli Orrori che riprenderemo prossimamente con una lunga intervista.
Un nuovo progetto definito politico, hardcore e classico. Perché “Allusioni” è accostabile a queste parole?
Politico perchè in un mondo e un momento un cui la fruizione musicale è limitata ad un ascolto sempre più fugace e superficiale scegliere di “perdere” 24 minuti per fermarsi ad ascoltare una chitarra che suona senza slogan o ritornelli orecchiabili è un gesto, secondo me, quasi rivoluzionario. E’ un gesto che prevede una scelta precisa, e quando si sceglie si fa sempre politica. E’ hardcore perchè ci si immerge in un flusso di note che puntano ad emozioni poco razionali e vorrei che alla fine dell’ascolto si rimanesse con quella sensazione di smarrimento soddisfatto che si prova dopo un disco o concerto hardcore. E’ classico per questioni prettamente tecniche e armoniche
Qual è stato il processo che ha portato alla luce questo disco piuttosto atipico? E quali sono stati gli stimoli che ti hanno spinto verso questa direzione?
E’ stato come scoprire di saper fare qualcosa mentre la cosa prende forma da sè. Ho ritrovato una vecchia 12corde che avevo in casa e ho ricominciato a suonarla come se fosse la prima volta, con una tecnica che non avevo mai applicato ad uno strumento simile. Colori e sfumature sono venuti fuori da soli, come se stessero aspettando qualcuno che li chiamasse. Era il periodo in cui è successo il disastro di Fukushima e ho passato giorni collegato al web suonando sulle immagini in diretta della furia della natura. Una specie di colonna sonora dell’impotenza umana di fronte alle conseguenze della propria piccolezza.
In “Allusioni” siete rimasti tu e la tua chitarra con la quale hai manifestato la tua creatività in più modi. In questo disco abbandoni il “rumore” e ti spingi verso un altro tipo di sonorità avvicinandoti ad uno stile diverso da quello a cui ci hai abituato. Che accordature stai usando e sperimentando nel tuo attuale progetto?
Il disco è il risultato di una accordatura aperta ribassata (C-G-C-F-G-C). Il caos può essere espresso con il rumore o con una pioggia di note, credo che l’effetto di straniamento che lo contraddistingue possa esserci allo stesso modo
Come vedi la situazione musicale italiana? Mi riferisco sia al livello musicale, sia allo stato “imprenditoriale” della musica.
L’Italia è la periferia dell’impero e imitare gli americani o gli inglesi ormai penso sia una forma di sindrome di Stoccolma. Anche se gli italiani, quando vogliono, riescono ad essere comunque interessanti. Vedi Verdena, ZenCircus, Vasco Brondi, Bianco, Vincenzo Fasano e pochi altri
A gennaio è uscito il nuovo disco de Il Teatro Degli Orrori. Si era parlato di uno scioglimento, poi all’improvviso la notizia dell’entrata in studio e poi lo stretto contatto con i vostri fan sempre aggiornati tramite Facebook. Volevate creare un po’ di scompiglio fra i vostri sostenitori?
La vita e le dinamiche interne di una band sono sempre le stesse, a prescindere dal livello di fama o importanza; l’unica differenza è che più persone osservano questa vita e più i casi diventano clamorosi. Penso che Facebook, nel suo essere rivoluzionario a livello di comunicazione, sia purtroppo troppo spesso usato con un approccio da “chiacchiericcio da pollaio” che banalizza e distorce la realtà delle cose annoiandomi subito.
Nel nuovo disco con Il Teatro avete collaborato anche con Caparezza, figura ambigua all’interno della scena musicale italiana. Come mai la scelta di accostarsi ad un personaggio tanto distante da voi?
E’ un nostro fan della prima ora, volevamo esplorare territori musicali diversi dai nostri standard, ci ha entusiasmato il suo approccio alla collaborazione e soprattutto il risultato e… Il gioco è stato fatto.
Dopo una dedica a Ken Saro Wiwa, nel nuovo disco inciderete una canzone per Ion Cazacu. Entrambi sono stai immolati in nome della cattiveria umana e del profitto. È un mondo cattivo e l’uomo è sempre pronto a divorare il prossimo. C’è la volontà di creare un percorso per risvegliare le coscienze raccontando i “dimenticati”?
Viviamo in un mondo in cui non ci è concesso il tempo di riflettere sulla gravità di certi fatti, tanto siamo occupati a sopravvivere, schivare infrazioni e a sperare che non piova troppo (o troppo poco) e la musica può e dovrebbe, secondo me, essere un veicolo per spingere le persone a pensare e a cercare di sviluppare un senso critico e curioso nei confronti di ciò che accade. Non credo nella musica come puro entertainment, significherebbe svilirla.
Come si svolgeranno i live del tuo tour solista?
Presento “Allusioni” nella sua interezza e qualche altro inedito di corollario, più una piccola chicca sul finale. Non voglio essere prolisso e appesantire il tutto con troppi condimenti; da bambino mi sono visto un sacco di saggi di chitarra e li ho sempre trovati estremamente noiosi…
E l’attività con i Super Elastic Bubble Plastic, altra tua grande “creatura” insieme a Il Teatro Degli Orrori?
I SEBP faranno un disco quando sentiranno la necessità di farlo, non riesco a fare qualcosa di diverso da ciò che sento di fare, non sarei sincero e nessuno si divertirebbe. Né i SEBP, né il loro pubblico. Tempo al tempo e tutto si fa.
Nel corso degli anni sei diventato anche produttore, ruolo dal quale non ti sei tirato indietro. Com’è stato lavorare alla musica sotto questo aspetto e magari un giorno vorrai intraprendere attivamente questa posizione nel mondo musicale?
Produrre è estremamente stimolante, ma anche una grande responsabilità; e a livello tecnico sono una specie di fonico sordo e faccio sempre un gran casino… Ma sto migliorando. E mi interessa tutto ciò che abbia a che fare con la creatività, quindi, perchè no?! Vedremo…
Hai dichiarato di essere un estimatore di David Lynch. Hai apprezzato le sue ultime produzioni musicali dal taglio electro?
Non ho sentito, my fault… Provvedo
La piazza è diventata una “trappola” per chi non riesce a focalizzare quello che si nasconde dietro certe logiche. Chi non riesce a cogliere si ritrova a fare il gioco dei potenti e ci ritroviamo uno contro l’altro a scannarci per una ragione che non esiste. Ci sono interessi che gravitano sopra le nostre teste e non è facile dare il giusto peso alle idee e alla voglia di riscatto che portiamo dentro. L’indottrinamento esiste e serve anche per controllare le reazioni degli uomini. Tu come credi sia meglio agire di fronte ad uno stato di cose che vuole la cultura azzerata, una parte di popolo in preda all’euforia ed un’altra succube della rabbia pilotata?
La copertina di Allusioni non ha foto o disegni, c’è solo una scritta che recita:
“Credo che entro un margine di tempo relativamente breve ci troveremo a dover fronteggiare un momento in cui sarà necessario e obbligatorio compiere una scelta che avrà a che fare con i reali motivi per cui ci troviamo al punto in cui ci troviamo e con le conseguenze delle strade che intraprenderemo. Anche l’immobilità sarà scegliere, come pure il silenzio. E puoi anche distrarti o chiudere gli occhi, che il gioco si compie comunque. Forse vale la pena esserci, anche solo per vedere come va a finire“.
Poi accada quel che deve accadere. Io ci sono.
Autore: Franco Galato
www.facebook.com/Gionata.Mirai – www.myspace.com/superelasticbubbleplastic