Formalmente e concettualmente libero ma al contempo rigoroso, NichelOdeon attinge dalle tante avanguardie del Novecento, dalla musica cameristica, dal prog jazz, dalla soundtrack, spingendosi con ambizione in territori psichedelici lontani con strabiliante personalità, delineando nella successione dei 15 brani del nuovo disco un percorso, un’esperienza sensoriale intensa, onirica – la copertina del disco che allude al dormiveglia, al sogno, ad un risveglio repentino ma anche alla perdita della ragione: ‘Il Barbiere degli Occhi‘… – nel quale la voce di Claudio Milano, approdata attraverso tanta sperimentazione ad un assetto solido, dà la sensazione del controllo assoluto su uno spettro ampio di registri e della naturalezza del canto, e diviene raro punto fermo, vera e propria guida per l’ascoltatore in un viaggio tra il grottesco ed il drammatico che per allegorie disordinate narra il declino della società occidentale nella scelta di abbandonare la propria umanità, e risaltano al riguardo i 12 minuti della delirante operetta satirica eugenetica intitolata ‘Ho Gettato mio Figlio da una Rupe perché non Somigliava a Fabrizio Corona‘, amaro manifesto avant rock dell’intero disco.
‘L’Ultima Sigaretta – Fantasmi ad Argun‘ è tra i momenti più suggestivi del disco, e non soltanto musicalmente; canto sacro, doloroso coro di fantasmi e madri, tratta della detenzione in un lager ceceno di centinaia di persone gay, venuta alla luce nel 2017, vicenda in cui ancora muore l’umanità, mentre ‘Nyama‘, in 12 minuti, onora la memoria dei disperati che provano ad attraversare il Mediterraneo sui barconi che affondano, poggiandosi sull’immagine delicata di una ragazzina africana che nella nostra mente diviene potente e concreta – ci ha evocato la Samira del romanzo Non Dirmi che hai Paura – richiamandoci alla realtà, fuori dall’aulico ed astratto linguaggio poetico.
Tantissimi gli strumenti ed i musicisti coinvolti, al punto da risultare sorprendente l’assoluta organicità del disco in brani che talvolta s’allontanano dalla forma canzone ma intorno ad essa ruotano di continuo, con parti cantate su musiche anche dissonanti, e code strumentali dai folli, arditi arrangiamenti.
C’è ‘Jargon King‘ di Peter Hammill, che ci permette di sottolineare un elemento ricorrente in Incidenti, ossia il racconto fiabesco, apparentemente innocente, che media un dolore altrimenti insostenibile; emblematica al riguardo ‘La Scatola’ – probabilmente un’altra citazione di Peter Hammill – poetica riflessione sui sogni traditi ed ancora una volta sull’umanità repressa.
‘Idiota‘ poi è un bozzetto che riprende Thomas Mann e Luchino Visconti, introducendo una fugace riflessione disincantata sulla bellezza, pericolosa e rivelatrice.
Incidenti-Lo Schianto è un’opera debordante, densa talvolta fino all’insostenibile, estremamente ambiziosa e dagli arrangiamenti originalissimi e sopraffini, ma anche disco fisico, materico; a volte disturbante e piuttosto difficile da seguire, ci permette di avvicinarci alla sensibilità di Claudio Milano, che sceglie un linguaggio spesso ellittico, teatrale e satirico per parlarci delle storture del nostro Mondo.
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autore: Fausto Turi