autore: Roberto Urbani
Il filo (e il senso) comune delle pellicole di Bertolucci, Bellocchio e Amato
“Cosimo e Nicole” di Francesco Amato, “Io e te” di Bernardo Bertolucci e “La Bella addormentata” di Marco Bellocchio.
Tre film molto diversi che si guardano a distanza. Immerse in universi separati le tre storie condividono un aspetto essenziale: tutto accade attorno ad un sonno che fa da motore immobile. Le trame si sviluppano in prossimità di soggetti dormienti che, con la pura passività, influenzano chi invece è sveglio e ha occhi per vedere e labbra per proferire.
Anche nel film di Bertolucci, più nascostamente, il sonno è il regolatore occulto della trama che subordina il corso degli eventi, impone pause e snodi decisivi. I personaggi ad occhi aperti sembrano immersi in un sogno, incapaci di manipolare un mondo che sembra invece costituirsi tutto attorno a chi ne è escluso. Desti e presenti a se stessi, vengono imprigionati dall’onda gravitazionale di persone sognanti e cercano invano di non lasciarsi influenzare dalla loro potenza invisibile. Si teme o si agogna il risveglio che può decretare un momento ribaltante, che deciderà della realtà più di chi la realtà la abita e agisce al suo interno.