Due mondi totalmente differenti e le tante release succedute negli anni dividono gli Einstürzende Neubauten degli esordi memorabili, dagli Einstürzende di “Alles Wieder Offen”. La nuova fase di distensione ed apertura è evidente, dopo ventisette anni di carriera, e con molta probabilità essa è arrivata sottoforma di necessità, nel mutare la materia offerta per questa storica band fortemente simbolica e ricca di contenuti.
Una trasformazione che non è stata totalmente drastica: il song-writing riprende l’estensione lineare compositiva di sempre, che ruota attorno al cantato dell’anima del gruppo Blixa Bargeld, in un tedesco ostico e meccanico e stavolta anche melodico. La strumentazione resta la solita ferraglia alla Neubauten assoggettata però a strumenti piuttosto desueti per la band: archi, vibrafono, organo Hammond. I dieci brani – eccetto qualcuno – sono piuttosto spogli della drammaticità e la reattività che gli EN hanno regalato in passato, così come tutto il noise, spesso estremo, cui i teutonici ci hanno abituato, è ridimensionato in maniera decisa. I toni sono, in più occasioni, tranquilli e distesi, inframmezzati da parti elettroniche e beats metallici anziché del frastuono congiunto alla ritmica. Eppure una certa quiete è ostentata in più brani, esempio rappresentativo “Nagorny Karabach”, ad indicare la naturale evoluzione proprio a conferma che gli EN sono un collettivo in progresso e tutto ancora in discussione. La prova offerta in “Alles Wieder Offen” è matura, senza presunzione, professionale. La band non celebra mai se stessa, piuttosto utilizza l’esperienza accumulata negli anni, servita a fortificarli nelle composizioni. Bisogna fare bene attenzione, il disco riprende quasi tutti i discorsi e le sonorità avute in passato, ma non le copia mai, piuttosto le sviluppa. Sequenza logica temporale, quindi, ed anche coerente, che ha portato gli Einstürzende a piazzare due buoni dischi nel terzo millennio, “Silence is Sexy” e “Perpetuum Mobile”, che hanno aperto a “Alles Wieder Offen” di questo quintetto “evergreen” che dall’underground si è approcciato con il successo di massa restando sempre se stesso e si profetizza, in questo caso, con il titolo del disco (“All Open Again”). Tutto aperto ancora, quindi, la pressione soffocante mediatica (e non) della società degli anni ottanta è mutata in quella odierna e con il tempo la band ha camminato in parallelo fino ai giorni d’oggi, dove i berlinesi restano una solida, fidata e certa realtà con tutta la loro costanza ed il loro spessore.
“Alles Wieder Offen” è stato realizzato senza il sostegno di etichette discografiche ed è stato finanziato fans e supporters, i tedeschi hanno, indi, affinato anche il proprio concetto di libertà.
Autore: Luigi Ferrara