Quarto disco in dieci anni (dalla reunion), cambio di etichetta e parziale cambio di sonorità. Questo in soldoni il nuovo lavoro dei bostoniani.
“Unsound” non può essere recensito in maniera così schematica (malgrado la loro musica lo sia molto) perché si tratta dell’ennesimo splendido disco di questi tre cinquantenni.
Con in consolle il “quarto uomo” dei Mission of Burma, vale a dire Bob Waston, bassista degli Shellac, i bostoniani macinano riff da fare invidia a tutti i musicisti noise under 40. Si, perché nei primissimi anni ’80 il trio già dava lezioni di noise e da quando si sono riformati, nel 2002, continuano sulla strada interrotta vent’anni prima, ma con il piglio e la professionalità di chi non ha nulla da perdere e ha una vita votata al rumore.
“Unsound”, come i dischi precedenti è infarcito di chitarre sferraglianti e sonorità spigolose, ma qualche elemento di novità vi è presente.
In primo luogo il p-funk (“Opener”) e poi i continui e repentini cambi di ritmica e registro stilistico (“Sectionals in mourning”, “This is Hi-Fi”). Tuttavia il brano che stupisce di più è “Fell –> H20, nel quale il trio bostoniano si permette di recuperare e utilizzare a suo arbitrario piacimento il grunge, tra wah-wah e spunti psichedelici, su un base ritmica sempre serrata.
La loro matrice punk è presente in tutto il disco ma in particolare nella rancorosa e rabbiosa “Second television” e nella marcia compatta di “What they tell me”, dove è presente anche una tromba free suonata da Waston.
Purtroppo il trio vende poco in Italia per cui difficilmente farà tappa da queste parti, speriamo che con questo ennesimo lavoro le cose si mettino in maniera diversa e qualche buon promoter riesca a farli atterrare dalle nostre parti.
Autore: Vittorio Lannutti