Per i fans italiani dell’ultima, in ordine di tempo band new new wave inglese di un certo successo era l’occasione più ghiotta: ascoltare i White Lies finalmente non più spalla di altre band nel mentre del tour del loro album migliore, il quarto, quel Friends pubblicato nel 2016 che li ha portati a scoprire un po’ più di sintetizzatori e abbandonare alcune atmosfere dark dei primi due dischi.
In questo senso il concerto dei White Lies a Ferrara, nella splendida cornice del castello estense nel corso del festival Ferrara Sotto le Stelle, è un po’ un percorso fra gli elementi di crescita e rinnovo del sound di questo gruppo, che ha cominciato con To lose My Life e Ritual con atmosfere tipicamente new wave per poi approdare, attraverso il tramite di Big TV, a una musica probabilmente più verso il pop ma ancora molto funzionante, che al momento rappresenta il loro modo migliore per esprimersi facendo canzoni belle e contemporaneamente di successo.
Perciò, il concerto è inevitabilmente incentrato sull’ultimo disco, anche perché il più brillante fra tutti: si inizia inevitabilmente col primo e più bel singolo, quella Take it Out On Me che sembra sfornata dalla penna degli A-Ah degli anni ’80 (complice anche la voce molto simile di Harry Mc Veigh) per poi proseguire con il singolo più famoso di Big TV, There Goes My Love Again, e andare sul primo singolo in assoluto, To Lose My Love, quasi come a voler dare agli ascoltatori un inizio “didascalico”. La storia si ripete con le successive tre canzoni: Hold Back Your Love dall’ultimo, Getting Even da Big TV e The Price of Love dal primo disco, mentre fin qui è assente il secondo, che effettivamente è il disco forse meno riuscito.
Alla fine, nel corso del concerto, tenuto davanti a non tante persone (forse 200) ma comunque soddisfacente per i tre di North Ealing visto che non sono state tante le occasioni in Italia per ammirarli come headliners, la fanno da padroni l’ultimo disco e il primo, per la semplice ragione che sono i più belli: Farewell to the Playground si alterna con Morning in L.A. e Is My Love Enough con Unfinished Business. Compare finalmente Ritual con Is Love, poi è ancora un tira e molla fra primo e ultimo: A place to Hide, poi Swing e una bellissima I Don’t Want to Feel It All, per chiudere la prima parte con la canzone che sarà la meglio eseguita, Death.
Fin qui, il pubblico ha di che essere soddisfatto, anche se Henry ha in alcuni momenti problemi con la sua, peraltro splendida e affascinante, voce. Charles Cave e Jack Lawrence Brown gli reggono al meglio la struttura, e il bassista Charles a volte supporta Henry nelle sue difficoltà di voce. Il sound è ok anche se non al meglio definito a livello di amplificazione, ma la band ha acquisito la consapevolezza di essere, ora, un headliner, e mostra sicurezza e appagamento. Il pubblico segue, e canta le canzoni, balla e si entusiasma, e forse questo è uno spettacolo nuovo per Henry e compagni, che mostrano visibilmente di apprezzare. Senza essere peraltro un animale da palcoscenico, Henry è visibilmente divertito e incoraggia il pubblico nei cori e negli applausi. Ma si sa che in Italia non hai bisogno di dire al pubblico di un concerto rock cosa fare, e così spesso il pubblico, finalmente il “loro” pubblico, spesso si esalta, e li anticipa in cori e battiti di mani, e loro ridono sempre di più.
E’ un piacere vedere questa ottima band, capace di scrivere testi veramente cupi dentro melodie solari e cantabili, avere finalmente la soddisfazione di capire di essere arrivata e di avere un pubblico che li conosce li segue e li ama.
Nel bis i White Lies dedicano spazio agli album più trascurati: con Big TV e Bigger Than Us lasciano il palco suonando alla fine tre canzoni da Big TV (troppo poche decisamente) e due da Ritual (e ci può stare): in definitiva però 17 pezzi sono troppo pochi per quattro dischi e un concerto da un’ora e mezza. Mancano all’appello tante canzoni che si potevano fare, ma probabilmente sono stati i problemi di voce a ridurre la scaletta. Tuttavia il pubblico è soddisfatto: i White Lies devono ancora crescere dal vivo, ma la loro storia live parte sicuramente da qui e dai grandi passi compiuti, con un disco, Friends, da cui suonano ben 6 canzoni, che sanno essere il disco dell’affermazione definitiva. Molto ancora li attende.
http://whitelies.com/
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autore: Francesco Postiglione
SCALETTA
Take it Out on Me
There Goes My Love Again
To Lose my Love
Hold Back Your Love
Getting Even
The Price of Love
Farewell to the Playground
Morning in L.A.
Is MY Love Enough
Unfinished Business
Is Love
A Place to Hide
Swing
I Don’t Want to Feel it All
Death
bis:
Big TV
Bigger than Us