L’americano Matthew E. White è’ un armadio di ragazzo, barba folta, una voce soulness in Vision e padrone artisticamente di un r’n’b’ galleggiante in Take care my baby, ritmato e in fregola d’amore. Questo è abbastanza per stabilire la dimensione di un artista ancora sconosciuto ai più, ma già un alt/idolo in terra d’America e che in questo suo secondo lavoro Flesh Blood – che segue il fortunatissimo esordio Big Inner – da corpo all’apparenza e sostanza alla sua arte sopraffina, quella di seguitare a far innamorare al primo giro.
Tracce in cui i colori Seventies sono in parata, voci, emozioni, tafferugli poetici e atmosfere vellutate gallonate come si deve per un ascolto raffinato e riposante, preciso per fluttuare lontano dall’odierno e atterrare tra mille sfumature dettagliate e volanti, fin dentro le luci complici di angoli clubbing di intimità e calore. L’artista della Virginia – nel suo prolisso softly che si allinea anche a sensazioni alla Black Keys in Fruit trees, Holy Moly, Golden Robes come alle slogate ballate di un Beck allampanato in Rock & Roll is cold – mantiene sempre un contegno elegante e raffinatamente morbido, e se il gusto totale che pervade il tutto può suonare smaccatamente retrò (da non fraintendere col revivalismo) quello che la spunta magistralmente è la sua direzione stilistica azzeccata, intensa.
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autore: Max Sannella