Denise è di casa sulle pagine di Freak Out e nonostante la stroncatura dell’album di debutto della piccola salernitana, ci siamo sentiti in dovere di darle la parola; per un confronto e per permetterle di esprimersi e dire quello che pensa.
Denise è come la sua musica sempre gentile e sognante. Forse in futuro, dopo le svariate esperienze che sta maturando, riuscirà ad essere più “cattiva” e proporre in forma più incisiva il suo carattere da vera artista, poliedrica e capace di elaborare un mondo parallelo fatto di carezze e cuoricini. Freak Out crede ancora in lei, crede che il futuro sia dalla sua parte e che è solo questione di tempo.
Fausto Turi ha colto l’occasione per rivolgerle alcune domande. A voi le risposte.
Con i musicisti del gruppo, stai promuovendo il tuo nuovo disco intitolato ‘Dodo, Do!’, pubblicato ad Ottobre 2010. Vuoi raccontarci l’accoglienza che state ricevendo in giro? In un concerto invernale, a Milano, sembravi sorpresa che le persone del pubblico conoscessero ‘Cuddly Cloudy Afternoon’. Soprattutto: come stai vivendo emotivamente questo periodo?
E’ vero mi sorprende sempre ricevere calore e affetto da parte del pubblico! Non mi piace dare mai nulla per scontato nel mio lavoro così come nel mio modo di vivere in generale e vedere che qualcuno canti le mie canzoni mi fa sentire felicissima e gratificata di tutti gli sforzi che sto facendo nel mio percorso. L’accoglienza che abbiamo ricevuto in questi mesi ricchi di live in giro per l’Italia e per l’Europa è stata grandiosa, uno scambio di energia pura e poi risate, tantissime risate che è poi alla base di tutto!
Ho seguito sulla webzine rockit.it il tuo piacevole diario on the road delle date live all’estero. La tua musica in effetti ha delle chance per piacere fuori dall’Italia, anche per i testi in lingua inglese. Ci vuole tanta determinazione, però, un duro lavoro promozionale e soprattutto fiducia nella propria musica…
Certo, ci vuole molta determinazione perché non è semplice uscire dall’Italia, bisogna avere molta esperienza sul palco, praticità e spirito di adattamento oltre che una buona conoscenza delle lingue. E’ un’avventura e va presa come tale, chi mi accompagna live sa che durante i nostri viaggi incontreremo tante persone e faremo tantissime esperienze ma principalmente a livello umano e questo è già un ottimo motivo per esserci e dare sempre il massimo. Anche a livello promozionale è un bel lavoro ma fortunatamente siamo seguiti dalla Ma9promotion, con la quale collaboriamo ormai da anni e alla quale sono grata per l’ottimo lavoro promozionale che svolgono sempre.
Nei testi delle tue canzoni da sempre c’è un mondo ricco e fatato (‘Lake Wakes’), ci sono i sogni, la natura, l’amore che bisogna anche esser bravi a riconoscere (‘Diamond’), soprattutto c’è l’ottimismo che danno le piccole cose che confortano (‘Cuddly Cloudy Aternoon’, oppure ‘Sunny Lovers’, o ‘Lacks’, in cui canti: “apri i tuoi occhi e sorridi, al mattino, perché inizia un nuovo giorno”) e spesso c’è il racconto approfondito di un solo attimo, come in ‘Flowers in the Drawner’. Come nascono le parole delle tue canzoni?
I testi nascono sempre in modo molto naturale. Personalmente mi ritengo continuamente stimolata da tutto ciò che mi circonda e che può essere uno stato d’animo, una foto, un video, un profumo, addirittura un colore, un racconto, o semplicemente una successione di accordi particolarmente evocativi. Posso quindi dire che in realtà tutto ciò che mi tocca nel profondo funge da scossa elettrica e fa da spunto per un testo, una canzone. Una cosa che adoro fare è sicuramente utilizzare una chiave di lettura molto semplice ma ricca di particolari, molto descrittiva e talvolta fuori dagli schemi, fantasiosa, favolistica.
La tua voce così particolare rappresenta una buona fetta del successo che riscuoti, e della simpatia che un po’ tutto l’ambiente della musica indipendente italiana ti riserva. Hai studiato canto, immaginiamo, o sei forse autodidatta? Sembri cantare con naturalezza, dal vivo, senza fare particolare fatica…
Sì, sono autodidatta. Ho frequentato 9 anni di coro ma sappiamo che l’applicazione del canto corale è ben diversa dal canto solista. C’è stato un professore, il professore Rossano Barrella, che mi ha seguita fin da piccola e che ho seguito nei vari cori che formava qui a Salerno e che mi ha sempre riservato degli importantissimi consigli e al quale sono rimasta anche oggi molto affezionata. Sono sempre stata molto lontana dalla concezione di canto standard che è ben diffusa soprattutto qui in Italia. A me non piace seguire degli schemi, mi piace spaziare e sperimentare con la voce, mi piace scoprire nuovi colori di volta in volta e ovviamente credo sia importante valorizzare quanto più possibile il proprio timbro soprattutto quando è molto delicato e personale.
Sia l’arrangiamento che il tuo modo di cantare, in ‘Sunny Lovers’, fanno pensare al jazz, al musical di Broadway, quindi ad un immaginario sempre americano, ma differente da quello pop, college, nerd e teenager di film come Juno, a cui tu da sempre sembri guardare principalmente… ora prova a dire – se ci riesci – qualcosa che detesti degli Stati Uniti d’America… : )
Detesto il fatto che siano così lontani !Caspita, sarebbe bellissimo poter andare a fare un tour lì e perché no, magari instaurare dei rapporti e delle collaborazioni con dei musicisti americani. Considera che a me, dell’America, piace moltissimo la scena Canadese in particolare (basti pensare a Feist, ai Broken Social Scene ecc) quindi guardo a quella zona più che agli Stati Uniti eppure, li vedo un centro universale ricco di stimoli artistici di ogni tipo nei quali sarei curiosissima di tuffarmici.
‘Stones’ è un brano pop abbastanza particolare, perché al contrario del tuo solito racconta di un mondo sempre suggestivo, ma in cui è anche meglio stare con gli occhi aperti… ti piacciono fantascienza e fantasy? Cinema, fumetti, letteratura?
La fantascienza sì, mi piace. Diciamo che mi ha sempre interessato tutto ciò che riguarda l’universo e se solo penso per un attimo a tutto ciò che potrebbe circondarci fuori dal nostro piccolo pianeta, mi viene voglia di costruirmi una’astronave rosa e partire alla scoperta di nuovi mondi, “verso l’infinito e oltre” (cit). Ho sempre creduto fermamente nella possibilità che ci siano altri popoli, altri mondi oltre il nostro ed in “Stones” non faccio altro che elencare una serie di immagini dell’universo: fiumi verdi, galassie, buchi neri, pugni di costellazioni e queste pietre che vagano perse nell’immenso spazio nero. L’elemento più importante però sono le scosse elettriche “we are the electric shakes so happy for long time, we are the shakes” che sono sempre all’origine della vita.
Bjork, Meg, Polly Paulusma, Sara Lov, sono alcune cantanti che sappiamo apprezzi, in alcuni casi hai anche conosciuto personalmente, e che a vario titolo avranno contribuito alla tua formazione artistica. Ci sono altri nomi da aggiungere? A quali artiste/i ti senti maggiormente affine? Ascolti molta musica?
Ricordo che una delle prime recensioni del progetto Denise, fu sul vostro magazine e ricordo che in quell’occasione mi venne attribuita l’influenza da parte di un’artista che io all’epoca ignoravo completamente: Emiliana Torrini. Ammetto che da quando l’ho conosciuta è sempre stato puro amore da parte mia perché oltre all’aspetto musicale e vocale estremamente interessanti, a mio avviso ha anche un modo di comunicare attraverso la propria musica estremamente affine al mio ideale: semplice, trasparente, dolce, sincero. Stessa cosa potrei dire di Lesly Feist, ma credimi, potrei elencartene a vagonate di cantautrici interessanti, ascolto moltissima musica e credo che da ogni artista ci sia da apprezzare e imparare qualcosa.
La lingua italiana probabilmente non è adatta alla tua musica, ma in un’intervista recente hai dichiarato che vuoi provare a scrivere nella nostra lingua, in futuro; hai già fatto qualche esperimento?
Certo ma per ora sono esperimenti top secret. Vi basti sapere che il tentativo in un futuro prossimo ci sarà ma è qualcosa a cui sono arrivata dopo molti anni di esperienza con il progetto. Io credo che l’italiano sia una lingua particolarmente pregna di significati e che sia molto difficile da usare in alcuni contesti, rischia di diventare facilmente banale. E’ importante quindi che arrivi dal cuore e che arrivi in un momento in cui anche a livello compositivo ci si senta pronti affinchè il suo uso possa essere valorizzato. Un giorno ascolterete!
Come sei approdata alla neonata etichetta discografica Al-Kemi Lab di Gianni Maroccolo? Ti riconosci nel suo progetto, che sta raccogliendo artisti molto coerenti tra loro, come abbiamo visto anche nella raccolta Debut [is a real drop] su cui comparivi con il brano ‘Ageless’?
Nella raccolta di cui parli c’era “Lacks” invece nella Leva Cantautorale degli anni zero c’era “Ageless”. Gianni l’ho conosciuto quando grazie alla Ma9promotion sono entrata in contatto con Toni Verona dell’Ala Bianca il quale aveva già intenzione di lavorare ad un mio disco. Gianni è sempre stato estremamente entusiasta della mia musica a tal punto da propormi di seguire la produzione artistica del mio primo disco Dodo, do!. Io, ovviamente, sono sempre stata lusingata da questa sua fiducia e da questo suo sincero supporto e credo che l’Al Kemi abbia una filosofia giustissima. Si parla di far parte di un’insieme di persone che collaborano per lo stesso scopo, ognuno rappresenta un tassello importante ed è importante che ognuno faccia del proprio meglio per migliorare questa bellissima macchina creativa. Insomma, è un po’ come credo che ogni artista si debba comportare: ognuno dovrebbe investire tutte le proprie forze per raggiungere gli scopi desiderati, non è detto che sia semplice e non è detto che porti necessariamente a qualcosa ma è importante che ci sia questa indipendenza di intenti e questa autonomia nel gestire il proprio lavoro.
Autore: Fausto Turi
www.deniseproject.it