Lo stile musicale del trio belga (Vincent Stefanutti – fiati, synth, voce), Sébastien Schmit – percussioni, elettronica, voce e Grégory Duby – chitarra) s’irradia con toni cupi e densi, e con questo secondo lavoro continuano, anche se in forme meno sperimentali, l’opera iniziata con il debut album dal titolo “Facial”. Il dark industrial che predomina in “Alliance” ha una struttura molto più compatta, per certi versi monolitica e si respira un’aria molto più tesa, come nei migliori thriller, per intenderci.
La foresta grigiasta riportata nella copertina evoca la Foresta Nera nella quale è stato ambientato “The Antichrist”, l’ultimo e più freudiano ed angosciante film di Lars Von Trier. Passando ai riferimenti musicali, “Alliance” è sospeso tra la tribalità mantrica e psichedelica dei Neurosis e la sperimentazione dadaista di Captain Beefheart. Il disco inizia con l’industrial doom di “Japaner sein”, introdotta da inquietanti rumori elettronici, posti in lontananza, proprio per aumentare il senso di angoscia e preoccupazione per ciò che potrebbe accadere da lì a poco. Infatti nel finale batteria e synth si incrociano per un brutale scontro sonoro interpretabile come la bestialità della foresta.
Più tirato è l’industial elettronico e circolare di “Empirism” nel quale è presente un inquietante elemento vocale, quasi gregoriano. “Blurred vision” è mantrica e tiratissima con percussioni ossessive che sostengono un elettronica fastidiosa ed un sax che prova ad improvvisare, anche se il sound porta verso oriente.
Più eterea appare “Gefahr”, al contrario di “Astral feelings”, che con la voce, che ripete ossessivamente il titolo, rievoca l’assurdità dei manicomi. “Assente cultura”, piena dei suoi quasi dieci minuti, è il pezzo migliore del disco, dato che è qui che si incontrano i Neurosis e Captain Beefherat, senza calpestarsi mai, anzi amalgamandosi con parti prima tirate poi divaganti.
Con passo marziale il finale è vorticoso, e “Shields” è un bell’esempio. Chiaramente “Alliance” non è un disco per tutti, ma solo per chi ha la giusta dose di perversione a reggere certe sonorità.
RTT
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Autore: Vittorio Lannutti