I barbuti Paolo Mongardi (Il Genio, ex Jennifer Gentle) e Luca Cavina (Calibro 35) portano stasera a Napoli, al Cellar Theory, questo loro progetto estremamente radicale a nome ZEUS!, nato 2 anni e mezzo fa, che sui social network nella settimana precedente s’è imposto da subito come piccolo evento, per gli appassionati napoletani di musica indipendente, e infatti attrae una buona quantità di pubblico piuttosto vario, tra appassionati, curiosi, ragazzi che sperano di poter acquistare qui una copia di Opera, recente secondo disco uscito in Italia per Offset e Tannen Records, in Europa addirittura per Rough Trade e negli Stati Uniti per la Three One G di Justin Pearson (Locust).
Già nel 2010 gli ZEUS! suonarono qui al Cellar Theory di Napoli, e partiamo dunque da una documentazione di quella performance: http://www.youtube.com/watch?v=HN6lxkWD_h4
Il duo di Imola ha un suono potentissimo, grezzo, asciutto, col basso ipersaturo, di realismo estremo e volume tellurico, e malgrado l’accoppiata basso e batteria per musiche grind metal e trash core soltanto strumentali possa generare il pregiudizio di limitatezza espressiva, va detto che il massiccio uso della pedaliera che fa Mongardi, con il ricorso a qualche base preincisa di synth lanciata stesso coi pedali, dona all’esibizione la pienezza che può proporre un quartetto metal con tanto di cantante.
Senza mezzi termini, però, e senza che certe descrizioni dei dettagli possano distrarre da ciò di cui concretamente stiamo parlando, diciamo chiaro e tondo che il caos degli ZEUS! è totale; il duo non perde mai di vista il proprio obiettivo, e malgrado precisione e gusto per stacchi matematici e fraseggi, il suono è un muro senza brecce; le espressioni del viso dei due musicisti sono trasfigurate dallo sforzo, mentre sfila l’intero nuovo album più qualcosina dell’esordio omonimo per l’etichetta Venus, del 2010.
Nel vortice di rumore di un’esibizione che dura circa 55 minuti, riconosciamo il singolo intitolato ‘Grindmaster Flash‘ e ‘Giorgio Gaslini is our Tom Araya‘, che risponde scherzosamente alla ‘Tom Araya is our Elvis’ degli ZU, poi ‘Seek and Destroy’, in cui su disco c’è la voce di Justin Pearson, ed il brano d’apertura del disco, intitolato ‘Lucy in the Sky with King Diamond’.
Estremamente personali e votati dunque all’impatto estremo, gli ZEUS! rielaborano una gran quantità di cose già citate più su, fino al jazzcore, al math rock ed al prog metal, in un caleidoscopio di riferimenti che possono andare dai Brutal Truth agli Isis, da John Zorn ai Trencher, ai Contortions.
L’esibizione degli ZEUS! Inizia alle 1:10, prima di loro hanno suonato due band molto interessanti e decisamente coerenti col contesto: i napoletani Psychodeus, giovane trio strumentale noise psichedelico e post rock formato da Alessandro, Massimo e Paolo, che in alcuni casi usa un sintetizzatore in altri il basso elettrico, assieme a chitarra e batteria. Eseguono 4-5 brani, in circa 35 minuti, tra cui la lunga ‘Cerimonies of Passage’ ed una straordinaria cosa che s’intitola ‘L’ultimo Maori’; potete ascoltare qui il loro EP quì.
Poi i talentuosi Arduo, formati da Marcello Giannini (chitarra; già con Tricatiempo, Slivovitz, Guru Trio) ed Andrea de Fazio (batteria), duo che in altrettanti 35 minuti porta in scena un nevrotico, entusiasmante, vigoroso jazzcore (scoprili quì) che è anche una dura prova fisica. Anche qui, come per gli ZEUS!, il ricorso agli effetti per la chitarra aiuta a rendere più vivace i suoni e dunque le trame musicali, fatte di incisi compressi, stacchi repentini e cambi di ritmo e traiettorie funamboliche, che almeno dal vivo rendono molto bene.
autore: Fausto Turi