I dischi hanno spesso un’ambientazione, come i film. E l’ambientazione di Ghostwriters, la scenografia su cui si muovono le canzoni, è una Napoli immaginata, dipinta in colori lividi e freddi. Toni cupi e scenari sinistri, da “day-after” (come suggeriscono i disegni di Roberto Amoroso nello splendido libretto incluso nella limited-version del disco). Spazi metropolitani semi-vuoti, popolati da personaggi malinconici o disperati, innamorati o “persi” per molteplici motivi.
E’ Napoli, inequivocabilmente, lo scenario delle canzoni del nuovo disco dei 24 Grana. Ma molti versi e molti dei “fantasmi” (protagonisti inconsapevoli, narratori nascosti – ghostwriters, appunto – di storie intime e non) che vivono tra i solchi del disco, potrebbero trasmigrare tranquillamente, senza snaturarsi, in qualsiasi altra città del nostro standardizzato mondo occidentale.
Si parte con “Luntano”. Le atmosfere, rarefatte e dolenti, mi ricordano quelle di “On the beach” di Neil Young. Come a dire: ci sono tutte le premesse per un ottimo disco.
La conferma arriva al primo ascolto completo: “Ghostwriters” conta nove canzoni quasi sussurrate, con arrangiamenti semplici ma avvolgenti (con frequenti, graditissimi “innesti” di archi e fender rhodes). I toni saranno anche dimessi, ma l’intensità e l’emotività di questa mezz’ora di musica è tale da non poter fare a meno di farsi coinvolgere, e di prestare orecchio anche alle più sottili sfumature.
In questo nuovo lavoro, i 24 Grana si muovono tra il cantautorato più puro (“Avere una vita davanti”, con Riccardo Sinigallia), originali rivisitazioni della tradizione (“Carcere”, che si muove tra le radici della canzone napoletana, chitarre nervose e sfumature elettroniche ossessive), ballad elettro-acustiche memorabili (“Accireme”), incontri tra paesaggi elettronici delicati ed improvvise impennate rock (“Le verità”, con Filippo Gatti alla seconda voce), divertissement deliziosi (il waltzerino di “Sbaglio ‘e parole”) ed addirittura raffinate trame di tango virate in chiave dub (“Smania ‘e cagnà”, uno dei picchi del disco).
Ottimo disco, sicuramente il migliore dai tempi di “Metaversus”. Per un tale, radicale cambio di registro, qualche fan, c’è da scommetterci, i 24 Grana lo perderanno per strada. Ma la maggior parte rimarrà irrimediabilmente ammaliata da…questi fantasmi!
Autore: Daniele Lama