Hip hop. Sembra essere questo il filone sul quale la !K7 produttrice dei “DJ Kicks!” (la loro, indiscutibilmente, migliore trovata) voglia battere ultimamente. Ce ne siamo accorti col disco dei Five Deez, pescati addirittura a Cincinnati e sicuramente non distanti dai canoni del genere. Adesso in quel di Berlino ci riprovano, pescando a casa e secondo modalità più affini al pattern elettronico-da-club con cui l’etichetta berlinese si è fatta conoscere.
Sotto il primo aspetto segnaliamo come a muovere i fili di questo “calderone dei fantasmi” ci siano DJ Kaos dei Terranova (stesso roster) e CE.EL. Laddove nel calderone si agita una nutrita comitiva di ospiti: Priest degli AntiPop Consortium, e successivamente gli stessi al completo; Nick Taylor in ben tre brani; e Apani B Fly, che se non è la vocalist degli Herbaliser poco ci manca. Sotto il secondo aspetto è opportuno fare una leggera retromarcia su quanto anticipato. Benchè l’approccio alla composizione abbia molto da spartire con quanto siamo abituati a sentire in ambito hip hop (dj-ing, samples, ricorso a vocalist/MCs), il duo si impegna non poco per fare di “Invent Modest Fires” un album atipico, se non proprio anticonvenzionale.
Tale sfoggio di creatività (perchè, ad ascoltarlo bene, di questo si tratta) non sempre garantisce un proporzionato ritorno critico. “Sfoggio”, ebbene sì. Tenete presente che stiamo parlando di un side-project, i cui esiti in qualche modo subiscono i condizionamenti del main-project. Condizionamenti che possono anche spingere verso qualcosa di aprioristicamente diverso dal progetto principale, onde evitare duplicazioni sotto altro nome. E sembra essere proprio questa la strada imboccata dai Ghost Cauldron. Il passo decisivo verso questa nostra affermazione consiste però nella scelta – più o meno consapevole – da parte del duo di privilegiare un vasto spettro di soluzioni che divergono dalla “via maestra”, sia in direzione della forma canzone, sia in quella dell’elettronico-e-basta, a discapito dell’adozione di un qualsivoglia stile. In sostanza CE.EL e Kaos tirano fuori un bel po’ di conoscenze e preferenze musicali (variegate, visto che stiamo trattando di dj), dimenticandosi di dargli un filo conduttore. O, probabilmente, abdicando volontariamente qualsiasi velleità di “firma”.
Ecco così che nelle prime due tracce (in pratica un unico brano diviso in due parti – ma non sono loro che ce lo dicono, attenzione) il sentire gangsta nella sua versione più drammatica si sposa cone le ambizioni “colte” di un Dj Shadow (‘Organ Donor’, ricordate? Stessa base sotto mentite spoglie). Ancora, samples electro-maghrebini tipo Atlas Project (‘Midnight Vapor’). Grassocce sbruffonerie hardcore (‘Fear’, e mi dispiace che ci siano gli AntiPop). Un’occhiata al crudele mondo del “ghetto” ma con un tocco di femminilità (‘Whole World’). Tonnellate di miele a suon di ballad (‘See What I’ve Become’, la strumentale ‘Look Back See Forward’, gli orgasmi chitarristici Page-meets-aor di ‘Right Now’, ‘Calming Down’ – sempre la Nick Taylor on the mic). E poi via i microfoni e largo alle danze. Disco disco disco. Appena tre tracce ma sembra non finire mai (‘Death Before Disco’, però, potrebbe quasi essere il prossimo pezzo degli El Guapo…). Stupiti di tanta ecletticità? Noi no. “Più personalità per tutti”: più che uno slogan del nostro governo-fiction, un imperativo per chiunque faccia musica. A cui ottemperare.
Autore: Bob Villani