Sono tornati più devastati e devastanti che mai, i marchigiani Jesus Franco and The Drogas, a mietere incubi a benpensanti e bigotti. Il loro sound è quello di un garage psichedelico e deviato, più arcigno di quello propugnato dai Chrome Crankns e più dilatato di quello degli Heads. La matrice che sostiene i nove brani è un blues malato, gotico e punk. Pensate a dei Left Lane Cruiser che jammano con i Cramps, oppure a dei Birthday Party dediti ad un groove degno degli Immortal Lee County Killers e vi avvicinerete all’idea di ciò che sono in grado di fare questi quattro musicisti. Vi basterà ascoltare il brano più lungo, “Chief doonga”, quasi otto minuti e mezzo di sofferente blues percussivo e con inclinazioni psichedeliche. A risvegliare le anime dei morti ci pensa la frenetica “Mezcal”, mentre la rabbia e l’aggressività raramente sono state espresse così efficacemente come in “El coyote”. Il fantasma dei Cramps aleggia nella convulsa e sincopata “Allen lufwaffe (part 2)”, mentre il gruppo è inarrestabile nel vorticoso boogie di “Call to arms (for psychedelic punks and hopeless dudes)”. “Alien pyote” farebbe la sua porca figura nel catalogo della In The Red e in vista di classifiche di fine anno entra di prepotenza nella top ten dei 10 dischi italiani del 2014 del sottoscritto.
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autore: Vittorio Lannutti