Chiaro che alla Saddle Creek avranno altro per cui fregarsi le mani di questi tempi: Conor Oberst aka Bright Eyes – nonchè fondatore e main-man della stessa etichetta: e non ha che 24 anni – che scalza nomi ben più chiacchierati (e “budgettizzati” dal punto di vista promozionale) dalla vetta della Billboard singles chart con due suoi singoli (vale a dire: n. 1 e n. 2), e chissà quali prospettive per i due imminenti album dello stesso (in simultanea uscita) da cui i due singoli sono estratti…
Chiaro anche che la vita di una label non si può fermare a uno-due dischi, né adagiarsi sugli allori. Oltretutto, se non di assi, sono comunque buone giocate quelle dell’etichetta del Nebraska: i già visti – e brillanti – Faint e Beep Beep, e adesso sotto anche con i Son, Ambulance – forse il primo gruppo ad annoverare una virgola nel proprio bandname. Più che un gruppo, l’emanazione collettiva di Joe Knapp. Forse avremmo comunque dovuto leggerlo sulla biografia, ma i 12 episodi di “Key” recano, effettivamente, una scrittura troppo elaboratamente emotiva per scaturire da più menti, troppo intimista e “individuale”, benchè tutt’altro che folk, per nascere da una convergenza di idee, da un sit-in di studio o altra situazione aggregativo-compositiva.
Inutile quindi cercare una hit, un anthem, e un marchio inequivocabilmente identificativo di Joe Knapp/Son, Ambulance: il loro (suo) sound è il medium di un flusso ispirativo (apparentemente) scevro da quelle “censure compositive” che di tal sound potrebbero condizionare la forma nel senso di adattarla agli spazi lasciati liberi dal mercato degli ascolti – e proprio i due episodi più lunghi, ‘Sex in C Minor’ e ‘Case of You/Wrinkle, Wrinkle’, sembrano i più incisivi del lotto –, condividendo la “tenue intensità”, compromesso di forza e discrezione, di fattispecie complesse ma ancora non barocche come 90 Day Men o Destroyer (e, più a ritroso, Bowie, Costello, Browne), forti utilizzatrici di contributi sonori “estranei” alla classica triade (c-b-b) del rock, benchè non escludibili dal novero del rock in senso ampio. E’ l’eterno destino del “songwriting”: l’inclassificabilità. Nient’altro che un termine: i “generi” veri e propri seguono altre dinamiche…
Autore: Bob Villani