La “graziosa marea” degli esordienti Lanterns On The Lake li conduce nella “casa” del capolavoro.
Ancora un altro grande colpo della Bella Union; ancora un’altra grande scoperta, ancora un tirar fuori un grande talento dalla (relativa) palude dell’inedito e dello sconosciuto. Vengono da Newcastle, sono sei, suonano una quantità enorme di strumenti (chitarre, violini, mandolini, piano, sintetizzatori, e kalimba) e avevano all’attivo prima di questo esordio ufficiale solo tre EP e tanto live nei pub inglesi dove ancora oggi (a questo punto possiamo dirlo per certo) si trovano probabilmente le band migliori al mondo del prossimo futuro e perché no anche del presente attuale.
I Lanterns On The Lake nascono tre anni fa nel segno esplicito di quell’ultima frontiera innovativa del rock, quel genere che sta producendo in questi anni un capolavoro dopo l’altro, e che possiamo ormai definire, con il termine ‘obsoleto’, post-rock, cavalcato e capitanato da Sigur Ros, Mogwai, Explosions in the Sky.
Il debito ai Sigur Ros, in particolare, è evidente qui sin dalla prima traccia, Lungs Quicken, che è praticamente una sorta di canzone-manifesto, dove i sei ragazzi dichiarano subito le loro carte, e sono carte pesanti: crescendo di piano e batteria, esplosione solare delle voci in coro, trionfo musicale nella conclusione.
Ma c’è tanto Sigur anche in If I’ve Been Unkind, e nella seguente Keep on Trying (un trittico iniziale di canzoni davvero da brivido) e si nota soprattutto nell’uso di strumenti multipli e nella tecnica della progressione, che ritorna anche in uno dei pezzi più belli, A Kingdom, tra l’altro entrambi fra i primi nati dalle mani fatate di questa band.
Pur riconoscendo il loro debito ai tre islandesi, la band ci tiene a sottolineare la loro derivazione dal folk di Bob Dylan: in questo caso dovremo allora dire che si tratta di un folk completamente diverso non solo dalla tradizione ma anche dal nuovo indie-folk di questi anni, perché il leit-motiv preminente in Gracious Tide è l’uso dell’elettronica e dei synth, che però accompagnano e mai prevaricano il suono degli strumenti classici (soprattutto chitarra acustica e violino, che a volte sono esclusivi protagonisti come nella autunnale Blanquet of Leaves).
La splendida voce di Hazel Wilde (tra Jonie Mitchell e Alanis Morrisette) e la seconda voce di Adam Sykes (entrambi anche alle chitarre acustiche), il genio di Paul Gregory ai sintetizzatori e chitarra elettrica, il basso di Brendan Sykes, il violino di Sarah Kemp, la batteria di Ol Ketteringham, con tanto di interventi al piano, danno a questi 11 componimenti il sapore di qualcosa di unico e originale in ognuno di essi, e soprattutto freschezza, respiro, solarità, epica, e una vena sottile di tristezza autunnale a volte, che si avverte in tutti i pezzi, siano essi l’ambientale Ships in the Rain, la breve e dolce Tricks, la malinconica You’re almost There.
Una combinazione di genio e creatività insomma che poteva venir fuori solo dalla perfetta alchimia del lato femminile e di quello maschile, con la netta prevalenza, nel momento compositivo e nell’atmosfera generale dei pezzi, di quello femminile, grazie alla prepotente presenza di Hazel sia come autrice che come interprete.
Ci si lascia conquistare senza resistenze da questo sound, dall’inizio alla fine: un fantastico biglietto di ingresso per conoscere da vicino un post-rock, che combina solarità con malinconia, esplosione con intimità, dolcezza con ritmo.
Gracious Tide take me Home tracklist:
1. Lungs Quicken
2. If I’ve Been Unkind
3. Keep On Trying
4. Ships In The Rain
5. A Kingdom
6. Places We Call Home
7. Blanket Of Leaves
8. Tricks
9. You’re Almost There
10. I Love You, Sleepyhead
11. Not Going Back To The Harbour
Lanterns On The Lake – Keep On Trying from Bella Union on Vimeo.
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Autore: Francesco Postiglione
www.lanternsonthelake.com/