I più informati tra voi lettori, ricorderanno Roisin Murphy come l’avvenente cantante dei disciolti Moloko, band che qualche anno fa riscosse un discreta popolarità, in particolare grazie all’azzeccato hit, “Sing It Back”. Scemato l’hype che li circondava e consegnati alla storia discografica quattro album oltre a qualche chincaglieria assortita, la bionda vocalist d’origine irlandese decise di porre fine al sodalizio artistico/sentimentale con Mark Brydon, l’altra metà del duo. L’esperienza accumulata nel frattempo, unita al desiderio di non abbandonare le scene musicali, hanno portato la Murphy a tentare la carriera in solitaria. Da lì nacque l’esigenza di concepire, insieme a Mathew Herbert in veste di produttore/mentore musicale, “Ruby Blue” (2005) , il primo capitolo di questa sua nuova avventura. A posteriori, non un episodio indimenticabile in quanto a riscontro commerciale e di critica, però, almeno, prese coscienza del proprie potenzialità, lei che era diventata una (pseudo) musicista quasi per caso… Siccome al cuor non si comanda, la bella Roisin si è concessa una seconda chance. Anticipato dal frizzante singolo estivo, “Overpowered”, esce giusto in questi giorni il suo secondo disco, recante lo stesso titolo. Sulla scia delle sue precedenti creazioni, anche in questo caso, la Murphy predilige muoversi nel campo della pop-dance. Per tale motivo ha chiamato a raccolta una serie di produttori, più o meno di grido, che fossero capaci di coadiuvarla in sede di arrangiamento e “vestibilità” sonora. Ciò premesso, appare chiaro che la pacchiana mano di Andy Cato dei Groove Armada, in pezzi quali ,“You Know Me Better” o “Let Me Know” (il prossimo estratto del cd) induca a muovere beatamente le chiappe. Oppure che la scaltra “Footprints”, scritta insieme a Mark De Clive-Lowe e Seiji, possa apparire quasi come una moderna rivisitazione dei Kool & The Gang. Se il ritmo dell’album rimane, in generale, abbastanza sostenuto (senza che ciò vada, volutamente, a destabilizzare troppo il comune sentire di massa…), capita che tracce alla stregua di “Movie Star”, ad un orecchio smaliziato diano noia, in quanto eccessivamente kitsch. Preferibile, a quel punto, rivolgersi al lascivo simil-raggae di “Scarlet Ribbons”, invece di annoiarsi, ascoltando canzoni prive di sussulti. Non che “Overpowered”, nel suo insieme, riveli mirabili novità o sia esente da pecche. In ogni caso, almeno, non fa venir voglia di trasformare il cd in un simpatico frisbee né induce a consumare freneticamente il tasto skip!
Autore: LucaMauro Assante