Con ormai 12 anni d’attività alle spalle, tutti presso la corte della Thrill Jockey rec., i Tortoise pubblicano questo più che esaustivo manifesto della loro opera: 3 CD + 1 DVD contenente schegge sparse del loro lavoro, fotografato assolutamente non in ordine cronologico, e dunque si salta di continuo avanti e indietro nel tempo.
Non un banale “greatest hits” del gruppo di Chicago: nel box – incorniciato dalle copertine di incidenti stradali prelevate dagli archivi della polizia… – ci sono rarità, versioni live, inediti, estratti di ep, la ristampa di ‘Rhythms, Resolutions & Clusters’ vecchio disco del 1995 da tempo introvabile, e soprattutto versioni alternative rifatte per l’occasione (splendida, ad esempio, quella di ‘Sexual for Elizabeth’, originariamente edita nel 1995) e remix di colleghi illustri ed ex Tortoise come David Pajo; infine 9 videoclip live sul DVD.
Avevo perso di vista i Tortoise dai tempi di ‘TnT’ del 1998, sazio e stanco della deriva presa dal gruppo che sempre più si allontanava dal rock per esplorare territori jazz lunari e metafisici; e poi quel genere di musica, che il gruppo aveva inventato sviluppando la lezione degli Slint – il c.d. “post rock” – si andava inflazionando di troppi gruppi cloni senza idee, che volgarizzavano la scena soffocandola: al sottoscritto venne naturale disinteressarsi di quella musica.
Il CD promozionale di ‘A Lazarus Taxon’ che la Thrill Jockey ci fornisce, contiene una selezione dell’intero box: 9 strumentali dei 41 totali, dai quali è possibile farci un’idea dell’intera opera.
Dai tempi di ‘Tortoise’ (1994) e ‘TnT’ (1998), il quintetto ha in effetti cambiato rotta, spostando altrove la sua esplorazione musicale, abbandonando del tutto gli angusti limiti del (post)rock per liberare talento e doti esecutive in spazi più vasti ed azzardati; del resto, soltanto così i Tortoise possono avere un senso nel 2006, poichè la sperimentazione è sempre stata nella loro natura e nella loro ragione d’essere… loro, che iniziarono a suonare seduti sulle seggiole, concentratissimi e curvi sugli strumenti, mentre il grunge imperversava e Cobain prendeva la rincorsa e dava testate negli amplificatori…
Soprattutto John McEntire pare abbia premuto per il massiccio inserimento di synth e drum machine nel capitale del gruppo, offrendo così possibilità e soluzioni sonore oramai illimitate; e per i Tortoise è stato come se un tappo fosse saltato da una bottiglia di spumante: con la tecnica strumentale, ma anche di produzione e mixaggio di cui sono dotati Dan Bitney, Doug McCombs www.candystations.com, Jeff Parker, John McEntire e John Herndon, nella seconda vita della band è iniziata l’esplorazione di suoni nuovi, e questo box è, sotto questo aspetto, una miniera vera e propria.
Si va dai suoni chitarristici del passato in cose tipo ‘Cornpone Brunch’ – su cui l’amico Mike Watt ha sovrainciso un basso più potente accanto a quello originale – alle molte composizioni in cui sono presenti i suoni del computer.
I Tortoise stanno compiendo un viaggio per pochi coraggiosi, al fianco di gente come Radiohead, Lali Puna, Sonic Youth, Sigur Ros, Faust, Tujiko Noriko, Sun Ra ed il Miles Davis degli anni 80, e codesto ‘A Lazarus Taxon’ è opera assolutamente impossibile da digerire in un sol boccone; esso rappresenta una o più galassie musicali zeppe di pianeti inesplorati: taluni caldi e abitati, quali ‘Madison Area’, talaltri plutonici e senza vita quali ‘Black Bird’.
Autore: Fausto Turi
www.trts.com www.brainwashed.com/tortoise/