Sono due mezzi visi, quelli accostati sulla copertina di questo disco: i visi dei fratelli Pietro ed Enrico Bosio, l’uno già bassista di Numero6, Tarik1 e Laghi Secchi, l’altro componente degli En Roco; completa la formazione Giorgios Avgerinos, musicista greco, alla batteria.
I Bosio sono all’esordio, con quest’album di cantautorato indie rock dai testi surreali,
contenente 9 brani in lingua italiana musicalmente molto asciutti, diretti, retti da chitarre elettriche ed acustiche, basso, batteria e sporadici sostegni di tastiera, violino o banjo.
Spiccano ‘Non So più Bene da Quando’, che apre il lavoro, e ‘In Auto’, in cui s’avverte l’eccentricità e lo scatto chitarristico dei Lombroso, ed un approccio free psichedelico invidiabile, mentre ‘No Vatican no Taliban’, e la trascinante ‘Casa Piccola’ – che probabilmente sarebbero tanto piaciuta a Rino Gaetano… – insistono su atmosfere e linguaggi da rock italiano psichedelico anni 70, tipo Claudio Rocchi, con però vari passaggi indie rock americano anni 90 sul finale; in brani come ‘C’è Modo e Modo’, ‘Lontano’, ‘Verrà la Pioggia’ e ‘Che Fare’, semiacustiche, vengono sintetizzate le espressività tipiche di Numero6 ed En Roco, sempre però in un contesto free rock italiano anni 70, e al contempo però questi brani sembrano incanalarsi pure nel nuovo cantautorato indipendente di Dimartino, Elio P(e)tri e Dente.
L’indolenza, la forma relativamente scarna, il surrealismo dei testi e la poca attualità delle scelte d’arrangiamento fanno di questo disco un lavoro probabilmente destinato ad essere snobbato dall’ascoltatore superficiale, che considererà ‘I Merli’ come un brano riempitivo, laddove probabilmente esso è la vetta psichedelica del lavoro; e tuttavia ai Bosio una certa mancanza di sintesi bisogna accollarla, laddove se i narcotici arpeggi elettrici sono la forza del disco, talvolta ne diventano il limite, come la voce – qua e là adorabilmente raddoppiata, in disarmonia – che non rischia rimanendo sempre in un range comodo, colloquiale.
Autore: Fausto Turi