Come intenti, assolutamente encomiabile. La serata organizzata dall’ArciFelix di Scisciano, piccolo paese dell’agro nolano, ha come dichiarata idea di fondo: “la creazione di una spazio dove musicisti emergenti potranno esibirsi liberamente di fronte ad un vasto pubblico richiamato anche dalla presenza di un artista o di un gruppo già affermato sulla scena musicale”, fonte il loro sito.
Quest’anno gli ospiti di richiamo sono stati i Giardini di Mirò, per molti già band di culto; fortemente indie, ma di successo, capace di richiamare in questo vasto spazio suburbano ben mille persone.
A fare da spalla alla Band, i sei vincitori dell’agguerrito concorso per gruppi emergenti “Farcisentire”, gara che ha avuto il merito di coinvolgere un centinaio di gruppi musicali per lo più campani, ed ha poi visto selezionati gruppi di varia estrazione musicale, secondo un ecumenismo più proprio ad altre circostanze, con il dictat di non scontentare nessuno, secondo una filosofia del politically correct adottata sempre volentieri dai cuori d’oro delle organizzazioni no profit, che invece pone in scena un panorama eterogeneamente forzato probabilmente a scapito di un autentico discorso qualitativo.
Tra i gruppi che hanno ben figurato menziono i Valderrama 5, musicisti di razza dalla gag facile, che nonostante un inconveniente sul palco che degna una boutade delle loro (uno dei cantanti che, in virtù della imponente stazza, saltellando buca il palco e ci rimane incastrato con la gamba, passa tutto il primo brano a rotolarsi, alla fine se la cava con tre punti di sutura) coinvolgono e divertono con il loro colto retrò demenziale e coi loro colpi di teatro. Ed i Post-off, con il loro rock dal sapore post, illanguidito dal buon uso della viola, che si apre molto spesso verso un più solare brit pop.
Lascia invece perplesso l’ironia piuttosto sbiadita dei brani, comunque ben suonati, dei pugliesi Dopolavoro Ferroviario: “questa è una canzone sulla crisi della sinistra” menomale che ci sono i Dopolavoro a dirci come stanno le cose. Dire di Berlusconi che è un nano è divertente? In verità il pubblico ha apprezzato.
Lascia altrettanto perplessi che i Pul-pito da Lecco abbiano suonato ben 55 min. cioè esattamente quanto i Giardini di Mirò, disperdendo in un lasso di tempo irragionevole le sfiziose intuizioni sonore a base di elettronica.
In fin dei conti quella che potenzialmente poteva essere un’occasione per fare un percorso nel panorama musicale indie partenopeo non è stata sfruttata in tutte le sue potenzialità.
I Giardini di Mirò invece sono sempre di grandissimo impatto emozionale, sopperiscono all’assenza del violinista-trombettista Manuele Riverberi puntando con decisione su distorsioni deflagranti, il passaggio tra i calmi arpeggi a queste ultime coinvolge la dimensione corporea, comportando uno sforzo di tipo fisico abbastanza inconsueto.
Alla lunga si avverte la derivatività dei brani nonché qualche imprecisione. Inoltre puntando molto su una forma-canzone molto cantata, i cinque vanno incontro al problema evidenziato nel loro ultimo lavoro discografico “Punk…Not Diet”: una costruzione dei brani troppo uguale a se stessa, colpevole col passare del tempo di far perdere di incisività l’appeal dell’esibizione.
Pezzi migliori: “A New Start” e “Trompsø Is OK”. Episodi in cui si evince chiaramente che è la cura dei suoni la dote più grande dei Giardini di Mirò, che chiudono con una finezza: la cover di Smog “Blood Red Bird”.
Autore: PasQuale Napolitano