Sin dal primo EP del 2017 “Lino”, gli Squid avevano dimostrato di sapersi muovere tra sonorità retrò e nuove mode, come ben testimoniato dalla bella “Liquid Light”, non disdegnando al contempo territori più sperimentali e dilatati come “II”.
Poi lentamente la progressiva messa a fuoco che, transitando per l’EP “Town Centre” del 2019 (si ascoltino le riuscite “Match Bet” e “The Cleaner”), approda nel 2021 al primo LP “Bright Green Field”, lavoro che s’impone con forza sulla scena musicale del momento, complice anche l’espressiva voce di Ollie Judge e brani ottimamente composti e suonati, per un rock trasversale e composito che affonda le radici nel post punk mantenendo saldo il timone verso territori sperimentali (come dimostrano l’ottima “G.S.K.”, “Boy Racers”, “Paddling” e la splendida “Pamphlets”…).
Nel 2023 il secondo LP “O Monolith” che sebbene sia privo dell’effetto a sorpresa, non delude le aspettativa e conferma l’alta cifra stilistica degli Squid e la loro visione eclettica, composita e “art” (menzione per “Swing (In a Dream)”, la sghemba “Undergrowth”, “The Blades”…).
E così, il tris e messo sul tavolo nel 2025 con “Cowards” (Warp), “il terzo di una coppia perfetta” per dirla alla King Crimson, disco che però si discosta dai precedenti in un’evoluzione che assume più ecumeniche forme, si libera dei richiami al post punk e trascende verso un più complesso linguaggio; di ciò ne è prova provata la poliedrica e inclassificabile “Crispy Skin”, che segna il primo momento di pregio.
Ottima è anche “Building 650”, con il suo riff e il suo mutevole incedere, mentre sinuosa è “Blood on the Boulders”, da lisergico e onirico deserto californiano prima che rigurgiti art-punk riaffiorino dalle sabbie con ieratico vigore per poi assopirsi nuovamente tra le dune.
“Fieldworks I” e “Fieldworks II” evocano, ciascuna a proprio modo, un certo post rock “colto” e chiudono un primo lato di grande fattura.
Girato il vinile, “Cro-Magnon Man” mantiene alta la qualità e la tensione e porta con impeto a “Cowards” che da intimo incedere evolve ed esplora territori da ballata anni novanta.
“Showtime!” inasprisce nuovamente i toni, inserendo anche un intermezzo in stile Negativland.
Chiude “Cowards” la suite di “Well Met (Fingers Through the Fence)”, prossima per struttura a un certo progressive anni settanta con tanto di rumorismo e barocchismi, per quello che probabilmente è il momento meno convincente di un disco che nel complesso conferma però le abilità degli Squid nel saper essere se stessi anche mutando forma e che sa pungere con dolce veleno.
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