Con Violence gli Editors scoprono con piena consapevolezza di essere quella band planetaria che sono ormai da un po’ di anni: hanno fatto perciò le cose in grande come mai prima d’ora col nuovo disco, uscito il 9 marzo con la loro fedele etichetta Pias Cooperative (quella anche di Deus, Mogwai, I Am Kloot, Dead Can Dance e tanti altri), e hanno pubblicato ben 4 diverse edizioni del disco: edizione standard del cd, edizione limitata con cofanetto contenente il cd, due bonus track, 2 calamite, 12 inserti e un poster, edizione standard in vinile 180g e infine edizione limitata in vinile 180g, di colore rosso, con due bonus track e il vinile è contenuto in una custodia pieghevole, contenente 12 inserti.
Si sono scelti poi un produttore speciale per proseguire il discorso musicale elettro-dark-pop cominciato col disco precedente In Dreams: Leo Abrahams infatti ha lavorato recentemente con Florence & The Machine e Wild Beasts, e il disco, mixato da Cenzo Townshend, ne sente l’effetto.
Violence infatti deposita o quasi le chitarre, e prosegue la scia elettro-pop di In Dreams ma ancora prima di In this Light and On This Evening, pareggiando i conti (siamo al sesto album) con i tre album propriamente rock e chitarristici (i primi due, Con Chris Urbanowicz, e The Weight of Your Love, il quarto, il primo senza Chris).
La scelta stilistica chiara di questo disco è mixare un tono elettro-pop (Magazine, Cold) con una oscurità quasi angosciosa nei testi e nelle atmosfere anche iconiche, che gli Editors sembrano recuperare direttamente dai primi dischi. Se si pensa ad alcuni titoli delle track, come Cold, Violence, Nothingness, Darkness at the Door, When we were Angels, o se ci si sofferma su alcuni passaggi testuali (“Baby, non siamo altro che violenza, disperati e senza paura”) o si guarda alla cover del disco o al libretto fotografico che lo accompagna, il tono dark divenuto ormai marchio di fabbrica degli Editors viene ribadito qui in tutta la sua forza. Ma se in passato la band di Tom Smith lo aveva amalgamato a melodie solari, energiche, dallo stile spesso epic-rock (Racing Rats, Bullets, Smokers outside the Hospital Doors, The Weight of the World), qui preferisce sfruttare la scia dei sintetizzatori e campionatori del disco precedente per definire melodie a volte cupe ma anche molto più poppeggianti del solito.
Tutta la prima parte del disco ha questo andamento più “commerciale”, con ammiccamento alla elettronica new wave: su Cold, si accompagna a un tono di voce insolitamente melenso di Tom, mentre Hallelujah (So Low) e Belong richiamano stilisticamente da vicino i campionamenti di In this Light and on this Evening. Violence contiene una assoluta novità: due interi minuti di vero e proprio esperimento techno, a cui la band cerca di affidare il messaggio cupo e desolante della canzone. Nothingness ricorda invece molto i pezzi di In Dreams (Forgiveness, Salvation), mentre Magazine, il primo sorprendente singolo, è a suo modo un esperimento rispetto ai canoni degli Editors: tono e ritmo volutamente pop e solare, e di contro un messaggio “impegnato” (Dice Tom: “è una canzone contro tutti i politici e tutti i corrotti”, ma in realtà le lyrics sono quantomai criptiche).
Soltanto con Darkness on the Door, Counting Spooks, Pulse e No Sound but the Wind ritroviamo traccia degli Editors più tradizionali: le prime tre sono rock epico e altisonante anche se non suonato di chitarra elettrica, (e anche se Counting Spooks continua l’esplorazione techno nel minuto finale), mentre No Sound but the Wind è una ballata lenta al piano, solenne ma non retorica, sulla scia di pezzi mitici come Put Your Hand Towards the Air, o Well Worn Hand, Walk the Fleet Road, At All Cost.
Insomma, si cercano, si inseguono quasi provocatoriamente diversi stili in questo disco, e ogni canzone è un esperimento ad hoc. La voglia di sperimentare e di creare di Smith è nota da tempo, e qui furoreggia inarrestabile più che mai, ma bisogna dire che si tratta di esperimenti riusciti. Chi scrive è innamorato degli Editors più rock (An end has a Start, The Weight of Your Love), quelli con chitarre e batterie alla mano, ma non si può non apprezzare la voglia di non sedersi e di continuare a provare. E qui gli Editors toccano trame musicali non ancora raggiunte dai dischi synth fin qui pubblicati: pop, new wave, elettrorock e dark si mescolano continuamente in un’amalgama, da cui a volte escono cose meno convincenti (Cold, Nothingness, e in generale le conclusioni techno di alcuni pezzi), ma mai scandalose o fallimentari. Mentre il talento melodico indiscusso della band trova la sua ennesima conferma in Magazine, Counting Spooks, Pulse, When we were Angles, ma soprattutto nei due capolavori del disco: Hallelujah (So Low) che vuole essere la nuova In this Light and on This Evening, e Darkness on the Door, canzone epica “perfetta”, di sicura riuscita dal vivo.
Leetch, Lay, Williams, e Lockey sorreggono anche stavolta bene il talento debordante di Tom Smith, la cui voce si conferma capace di colorare qualunque tipo di pezzo di un suono epico e drammatico, e contemporaneamente caldo e rockeggiante. E’ in fondo la voce di Smith il vero timone intorno al quale si cimentano le navigazioni in acque inesplorate della band dopo ogni disco: con quella voce, Tom Smith riuscirebbe a far passare anche la cover di una sigla di cartoni animati.
E così fa anche qui, malinconico come mai in No Sound but the Wind, insolitamente ironico in Magazine, duro in Halleluja So Low e dolce e romantico in Cold.
E quindi, dopo sei dischi, il gigantesco talento di questa band si conferma ancora, così come la loro vocazione indiscutibilmente new wave e potremmo ri-vederli dal vivo 22 Aprile 2018 al Mediolanum Forum di Assago (Mi): Biglietto: 25/30 / 35/40 euro tutto + d.p. Apertura porte 18.30, inizio concerti 20.00
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autore: Francesco Postiglione