Ecco un gioco di parole che nasconde un mondo intero. Lo si potrebbe intendere come un ritratto dei Low, seminale band statunitense, da molti considerata tra i massimi esponenti dello “slow core”, ovvero quel genere musicale incentrato sulla lentezza del ritmo ed il minimalismo strumentale. D’altra parte anche nella sua accezione più comune, il “basso profilo” è un modo di interpretare la propria arte che calza a pannello al gruppo statunitense, che nel corso della sua lunga e fruttuosa carriera, nulla ha concesso alle apparenze. E se vogliamo, pure dal punto di vista musicale, i nostri raramente si sono allontanati dall’essenzialità della classica triade basso/chitarra/batteria. Una visione, di primo acchito, tanto semplice quanto ricca di sfumature, che ha permesso al trio di Duluth, di ritagliarsi uno spazio non indifferente, all’interno dell’asfittico panorama rock degli ultimi anni.
Da poco i Low sono ritornati sulle scene con un nuovo album, “The Invisible Way” che, sebbene meno dirompente rispetto ad altre loro prove discografiche, ci ha confermato il buon stato di salute di cui gode ancora il combo americano. Un’ottima scusa, perciò, onde scambiare due chiacchiere “telematiche” con Alan Sparhawk (chitarra,voce) che insieme alla moglie Mimi Parker (batteria,voce) ed a Steve Garrington (basso, tastiere) è l’anima dei Low.
Perché avete deciso di intitolare il nuovo full-lenght “The Invisible Way”
Il senso è che esiste sempre una strada da percorrere anche se non la vediamo.
“The Invisible Way” è il vostro decimo album. Tenendo conto che siete in giro da una ventina d’anni, quanto è difficile riuscire a trovare la giusta ispirazione dopo così tanto tempo? Musicalmente in cosa si differenzia rispetto ai dischi precedenti?
C’è sempre una nuova fonte d’ispirazione. Alcune volte, mentre stai scrivendo delle canzoni, può capitare di sentirsi “svuotati”, ma se c’è una cosa che mi insegnato il passar del tempo, è che a furia di insistere, le idee arrivano. Riguardo alla seconda domanda, per me è difficile rendermi conto di quanto ci siamo trasformati. So che le nostre vite sono cambiate e che abbiamo provato diversi tipi di suono ed arrangiamenti, eppure il nostro approccio è rimasto quello dell’inizio.
Come mai avete scelto Jeff Tweedy dei Wilco in veste di produttore? In che modo siete entrati in contatto con lui e quale è stato il suo ruolo nell’evoluzione dell’album?
Qualche anno fa, in occasione di alcuni concerti che avevamo fatto con i Wilco, Jeff ci aveva invitato a visitare lo studio di registrazione della band a Chicago ( il The Loft, ndr.). Conosciamo anche Nels (Cline, il chitarrista dei Wilco, ndr.) da parecchi anni. Alla fine, lo scorso anno, ci è capitato di poterlo vedere da vicino e da lì è nato tutto. Jeff è stato fondamentale nello scegliere i suoni giusti e le migliori registrazioni che avevamo fatto dei nuovi brani. Ci ha indicato la direzione da intraprendere, quando avevamo qualche dubbio.
In molte canzoni del nuovo disco è ancora forte impronta acustica. Una manciata di pezzi che affascinano con la loro semplicità. Tutto ciò è qualcosa che avevate stabilito a priori o avete seguito l’istinto del momento?
I Low hanno sempre cercato di mantenere un approccio alla composizione musicale il più semplice possibile. Prima di incominciare ne avevamo parlato anche con Jeff e lui ci ha assecondato in questo tipo di impostazione. In precedenza già avevamo deciso di usare di più il pianoforte ed ho trovato che si sposasse bene con il suono della chitarra acustica, sebbene non ami particolarmente impiegarla.
Stavolta la voce di Mimi compare su molte più tracce rispetto al passato…
Negli scorsi anni l’abbiamo incoraggiata spesso a comporre e cantare. Finalmente, in questa occasione, si è lasciata maggiormente andare, scrivendo qualche brano in più del solito.
“Less is more” potrebbe essere una buona definizione del vostro approccio alla musica. L’unica cosa mi chiedevo se, in alcuni casi, avevate trovato la formazione a tre troppo restrittiva.
Mai. Alle volte ci è capitato di fare un concerto o due, dove suonavamo con altri musicisti – è piacevole e vi trovo anche delle potenzialità inesplorate per noi – in definitiva, però, penso che il nostro meglio lo diamo quando siamo in tre. E’ più interattivo e complicato. Non ti puoi “nascondere” come quando sei in una situazione allargata.
C’è un filo comune che attraversa il vostro lavoro: l’elemento musicale ha una drammaticità che è profondamente legata alle parole. E che sembra essere parte del vostro percorso artistico.
La vita è complicata.
Negli ultimi anni, sembra che un sacco di band che hanno iniziato ai vostri tempi, siano nella fase discendente della loro carriera. Voi, invece, lavorate al vostro ritmo, facendo quello che vi piace, ad un pubblico consistente. Una situazione invidiabile…
Siamo stati fortunati. Il nostro contesto è sempre stato appena sufficiente a farci andare avanti e, l’esser sposati, aiuta. Non riesco a immaginare di fermarmi.
Come descriveresti il tuo rapporto come band con internet e la tecnologia moderna?
Eravamo sempre poco aggiornati, ma la tecnologia è stata un bene per noi. Internet facilita gli appassionati nel sapere cosa sta succedendo. I nostri fan sono molto affezionati e d’aiuto.
La musica dei Low è chiaramente ispirata da alcune collezioni di dischi scelti con cura. Cosa ne pensi di come vanno le cose ora, dove un ragazzino inesperto di musica, può scaricare quello che vuole, formare una band che scomparirà nel mare magnum del web?
Penso che sia grande, magari qualcuna di quelle band sarà interessante.
La tua etichetta, Chairkickers’ Union , è ancora in attività? Hai nuovi progetti a riguardo?
No. Costa troppo e la fase promozionale non è per me. Mi piacerebbe produrre qualcosa, purtroppo tenere il passo con le label più grandi è impossibile.
Quali sono i vostri programmi per il 20013?
Essere in tour, in attesa dell’estate!
I Low saranno in Italia l’11 Maggio 2013 per un concerto unico al Teatro Antoniano di Bologna, Via Guinizelli, 3.
Apertura porte Ore: 21.00 – Inizio Concerto Ore: 22.00
prezzi dei biglietti:
galleria: 18 euro + diritti di prevendita
platea: 22 euro + diritti di prevendita
www.chairkickers.com
www.facebook.com/lowmusic
autore: LucaM. Assante
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