Sette tracce per 25 minuti di buon rock, intelligente e d’ascolto, compongono questo album d’esordio di Samuel Holkins, intitolato Falsa la verità. Le componenti fondamentali per la buona riuscita, in questo caso, vi sono tutte: testi accattivanti, un arrangiamento decisamente professionale, una voce interessante ed una grinta, forte e decisa, che sostiene il tutto, facendo da collante tra le parti.
Un animo rock ’80 che accarezza in maniera suadente una struttura pop, in modo da creare un prodotto che, allo stesso tempo, riesca a soddisfare sia le orecchie più ?allenate? che quelle meno abituate a distorsioni ed overdrive. Il secondo brano, che dà il nome all’album, spicca tra tutti per la facilità di essere ricordato: basta già il primo ascolto per far si che il testo si insinui silenziosamente nella memoria dell’ascoltatore. Un modem analogico che si connette ad un assolo di sonorità squisitamente Hudsoniane, è ciò che introduce un altro brano degno di nota: Tranello. La linea melodica della voce sembra adagiarsi comodamente sul letto di chiodi delle basse frequenze con un effetto decisamente piacevole.
In sintesi, il lavoro di Holkins incarna in toto i concetti base del rock sotto il punto di vista sociale: antagonismo allo stato puro, ribellione, voglia di cambiamento; ma attualizzati, senza così ricadere nel ?solito? rock. Così la ribellione è anche contro l’eccessivo uso della tecnologia, l’antagonismo è quello attuato nei confronti della confusione mediatica. Concetti classici ed universali in nuove, brillanti, forme.
Autore: A. Alfredo Capuano