C’è tanto da scoprire in una raccolta come Different Every Time, benchè una carriera lunga e complessa non può essere sviscerata in una raccolta, per quanto doppia.
Questa è l’occasione per mettersi sulle tracce di uno dei musicisti più geniali del novecento quale è stato Robert Wyatt la cui vena creativa neanche negli anni duemila ha mostrato segni di cedimento.
Poiché ogni singola opera del nostro potrebbe essere letta, smontata e riletta, potete provare a comporre il vostro puzzle personale su una delle figure chiave del Canterbury Sound con Soft Machine prima e Matching Mole poi, ed ancora autore solista dei più sopraffini, naïf, malinconici e soavemente politicizzati nonché collaboratore ed interprete aperto alle più intriganti avventure, come si può notare nella seconda parte dell’antologia (Benign Dictatorship).
Se nel primo disco, Ex Machina, potrete rivivere alcuni dei più bei momenti jazz-prog-rock e stupirvi dell’attualità di brani come The Age Of Self (tratto da Old Rottenhat del 1985), nel secondo non vi meraviglierete certo a ritrovare il leader maximo del british-art-pop ospite in vari brani – ed in barba a qualsiasi cronologia/geografia – di gente come Hot Chip, come vocalist jazz nello shuffle con gli Happy End, con i Working Week e Tracey Thorn nell’inno antagonista cileno Venceremos, nell’esordio solista di Phil Manzanera, con la nostra Cristina Donà, con Nick Mason e con Bjork.
Un vero regalo questa compilation fatta di brani che stimolano mente, orecchie e cuore e che difficilmente ritrovereste tutti a meno che non siate irriducibili completisti.
autore: A.Giulio Magliulo