autore: Enrico Amendola
Se l’architettura originaria della musica rock ha le sue radici in Africa e poi nel blues del Delta del Mississippi, possiamo considerare il chitarrista e produttore Nicolas Repac come un restauratore moderno di quelle influenze.
Contemporaneo perché sa unire tendenze attuali al grandissimo rispetto per le forme antiche del blues.
“Black Box” è un disco atemporale, compendio perfetto della musica nera delle origini ma rivisitata in chiave moderna senza forzature. Il Nostro ci aveva abituati ad un gioco che coinvolgeva il jazz e le sue forme più raffinate, ma in questo caso ha preso una strada diversa, che del cuore dell’Africa passa per il Nord America e finisce anche in Serbia (Slepa Ljubav).
Caldo in ogni passaggio, mai sovraesposto o ai limiti dell’operazione plastificata, il disco è un piccolo gioiello che ogni appassionato dovrebbe ascoltare.
In un panorama attuale dove riciclare, rielaborare e contaminare sembra una delle poche vie d’uscita dagli hipsterismi esagitati, operazioni come queste sono una boccata d’ossigeno. Tornare all’essenziale senza essere calligrafici si può, Nicolas Repac ha fatto centro e ci ha dimostrato che si può essere antichi anche giocando con suoni “retrofutiristi”.