Cosa è il suono globale? Ci avete mai pensato? Forse no, ma sappiate che c’è qualcuno che sono anni che di questa risposta ne sta facendo un cruccio fondamentale della propria ricerca musicale.
Sarà un caso, ma è un po’ di tempo che girano, alternandosi, nel mio lettore cd (si, lo so, ma sono affetti da cui è difficile staccarsi!), due album, e soprattutto due artisti che, di questa ricerca, ne hanno fatto una questione di principio.
Questa è, infatti, una recensione doppia (che non c’entra niente con le Iene), e non poteva essere altrimenti, visto che tratta di due artisti le cui esperienze, e talvolta le vite, si intrecciano in continuazione da anni.
Da una parte questa ricerca nasce in Sicilia, e ha a capo Roy Paci, dall’altra, invece, è il clandestino per antonomasia Manu Chao a farsene promotore.
Stiamo parlando, infatti, di Suonoglobal e La Radiolina, i loro rispettivi ultimi album.
Parlavamo di suono globale, dunque, il problema è capire cosa è e come ci si arriva. Loro provano a spiegarlo mettendo da parte la teoria e arrivando direttamente alla pratica. Ascoltare questi due album è quasi meglio che leggerne su carta, immergersi nella totalità di suoni che li permeano è un’esperienza particolare; si entra e si esce da abiti sempre diversi, racchiusi sotto un ombrello che, però, li racchiude tutti. Suono globale vuol dire cogliere le sfumature world, carpire i segreti delle tantissime culture musicali e cercare di esprimerle con un linguaggio unico, internazionale, fruibile a una moltitudine. Non il globale inteso nell’accezione più indigesta, soprattutto a un personaggio col background di Manu Chao, ma mondiale.
Il suono globale abbandona il linguaggio omologante d’Oltremanica e d’Oltreoceano, e si allarga, si espande, non tanto e non solo linguisticamente, ma anche grazie all’apporto di forze esterne al contesto natìo. Si rafforzano i dialetti, si rafforza la lingua madre, esplorando, sì, i confini esterni, ma senza mai abbandonare le proprie radici.
Una ricerca che non nasce improvvisamente con questi due album, è chiaro, ma si forgia col tempo, provando e riprovando, sbagliando e mettendo assieme le cose buone, e cresce fino a diventare un fenomeno internazionale, aperto non solo a chi quella musica la cerca costantemente, ma anche a chi non se ne era mai approcciato.
Se Manu Chao è sicuramente il leader di questo movimento globale, già dai tempi della patchanka con i Mano Negra, fino all’adesione ai movimenti no-global (ad ogni modo, simpatico come ossimoro!), passando per Clandestino e …Pròxima estaciòn… esperanza, Roy non è da meno, anzi è l’allievo che si alza alle vette del maestro. Sì, perché, di Roy, Manu Chao ne è quasi il mentore, e le continue collaborazioni, dai tempi di Clandestino, ne sono una chiara dimostrazione.
Non è un caso che la hit estiva, che tardava ad arrivare, creando disperazione tra i giornalisti musicali, sia diventata proprio Toda joia, toda beleza, primo singolo estratto da Suonoglobal e che vede la collaborazione tra i due in questione.
Brave parentesi; è importante sottolineare come, anche nella distribuzione dell’album, si siano abbandonate le vecchie strade, scegliendo di allegare l’album a XL, il mensile giovanile del gruppo L’Espresso, (moda, questa di abbandonare, almeno in parte, la vecchia distribuzione, che si espande a macchia d’olio, basti vedere come i Radiohead hanno distribuito, inizialmente, l’ultimo album In rainbows, servendosi del web).
Suonoglobal, dicevamo, ha avuto un lancio incredibile, sia per la potenza della rivista a cui è allegata, sia per il primo singolo scelto, hit estiva dalle potenzialità infinite, oltre ovviamente alla qualità globale dell’album. Ed è, infatti, proprio quest’ultimo fattore che dà senso a quest’album, che non si limita ad attorniare al singolo di successo un altro paio di hit, per poi morire innamorato di se stesso, ma si dà una spinta continua e lo fa anche grazie alle numerose collaborazioni di cui si attornia la tromba di Roy Paci. Caparezza, Sud Sound System, Raiz, Negrita, Cor Veleno e Erriquez della Bandabardò sono gli artisti che hanno collaborato a quest’album, e sono artisti che di questa ricerca sono protagonisti più che comprimari (ascoltate, ad esempio, l’ultimo album di Raiz, “Uno”, tanto per farvi un’idea). Il meglio dell’alternative italiano messo assieme, agli ordini del direttore d’orchestra siciliano.
Manu Chao ricambia la collaborazione in Mala Fama dove Roy Paci è ospite assieme alla sua tromba.
Riprende, ridefinisce il suono che lo ha reso un idolo per milioni di persone, riprende una lama affilata e colpisce con fendenti spietati la politica.
Sì, perché le differenze tra la sua Radiolina con Suonoglobal sono principalmente nei contenuti. Quest’album, infatti, è fortemente politico, è un’accusa e una condanna su ogni fronte alla politica e ai politici.
“Politic needs lies, politic needs ignorance, politic needs bombs”, senza contare l’elenco dei paesi danneggiati dalla mala politica.
Poi c’è la terra, la speranza e … Maradona (“se fossi Maradona, vivrei come lui”)
Si sviluppa e si evolve riprendendo le linee guida che lo hanno portato alla genesi dei due album precedenti, alla ricerca costante del suonoglobal, alla ricerca di una speranza che non lo abbandona mai, anzi non li abbandona mai.
Questi album, insomma, si mescolano, esaltano le proprie differenze, ma parlano la stessa lingua.
Manu Chao, maggiormente legato alle sue radici sociali e politiche, Roy Paci con una spensieratezza di maggior acchitto, ma entrambi con la volontà di dare una risposta forte alla stessa domanda: cosa è il suono globale?
Autore: Francesco Raiola
www.roypaci.it – www.manuchao.net