Una delle band più interessanti della rinascita New Wave di questi anni ha intrattenuto per quasi due ore il suo pubblico nel cuore di Bologna, al Paladozza, per l’unica data italiana dell’ In Dream Tour.
Gli Editors arrivano a questo golosissimo appuntamento per i fan italiani dopo altrettanti live show fin qui sempre svolti a Milano (Alcatraz o PalaSharp) e dopo la consacrazione con il quinto album, In Dream appunto, della loro fama ormai mondiale. E pertanto mostrano subito, attraverso la scelta della scaletta, di essere ormai band pronta per i live show da greatest hits, avendo ormai accumulato un più che degno repertorio di successi e canzoni famose.
E questo, come tutti gli appassionati sanno, può essere anche il tallone di Achille di un live, soprattutto se alla fine si conteranno in tutto 21 pezzi soltanto e meno di due ore di musica: tanti successi, certamente, che fanno la gioia di ogni fan, ma anche tante chicche mancate, e tante belle canzoni non suonate perché oramai cadute nel dimenticatoio.
Si inizia, prevedibilmente, con No Harm, primo e particolarissimo singolo del nuovo album, così lento e d’atmosfera da poter essere svolto solo all’inizio: dopo, è la volta di Sugar, singolo dell’album precedente, The Weight of Your Love. Si prosegue con il secondo singolo di In Dream, la splendida Life is a Fear, la canzone più New Wave degli Editors, così tanto anni ’80. Forse era un colpo che non andava sparato subito, col pubblico ancora non caldissimo, vista la potenza del pezzo. Ma tant’è, e gli Editors decidono poi di passare al primo album The Black Room, con Blood e al secondo con la title track An End Has A Start (ancora due singoli) per poi dedicare al nuovo album Forgiveness, e tornare agli esordi con il singolo All Sparks del primo album. La scaletta, insomma, per quanto riguarda gli album precedenti, è tutta incentrata sui singoli: è la volta perciò di Raw Meat (terzo album) e poi Racing Rats, che fa scaldare il pubblico al punto giusto.
Segue, piuttosto inaspettata, Formaldehyde, splendido singolo di The Weight of Your Love, e poi la nuova Salvation.
Siamo già in odore di chiusura della prima parte con Bones, e Bricks and Mortars (ancora singoli), intermezzati dalla prima vera sorpresa del concerto: una emozionante Smokers Outside the Hospital Doors, tutta acustica, suonata dal solo Tom Smith, in mezzo ad accendini e cellulari accesi a tutto spiano.
A questo punto il pubblico è già impazzito: è il momento giusto per uno dei pezzi nuovi più belli e trascinanti, All the Kings, e poi per la totale esplosione della platea con A Ton of Love. Se non era accaduto già prima, il pubblico adesso è completamente conquistato e balla dalla prima fila del parterre all’ultima degli spalti.
La prima parte chiude con una versione rock di Nothing, e poi con la famosissima Munich.
Lo scontato bis inizia con Ocean of Night, e prosegue in maniera del tutto prevedibile con quella che forse è la loro canzone più famosa, Papillon, eseguita in una versione tirata di quasi dieci minuti. Il pubblico è in delirio e potrebbe essere il modo giusto per chiudere, ma gli Editors hanno in serbo l’ultima perla dal nuovo album, Marching Orders, anche questa eseguita in una versione lunga con una parte strumentale bellissima di più di cinque minuti.
Grande chiusura e grande concerto dunque, ma resta un po’ di amarezza perché manca all’appello almeno Bullets, loro cavallo di battaglia dei primi tempi, e tanti bei pezzi meno noti dei primi album (Escape the Nest, When Anger Shows, Fingers in the Factories) o anche degli ultimi (The Phone Book e Two Hearted Spider o Hyena su tutti) che potevano essere eseguiti.
Se infatti gli Editors suonano ormai come una band famosa e acclamata farebbe, e il pubblico li segue alla lettera, e si permettono anche ormai di variare i loro migliori pezzi attraverso versioni acustiche, è anche vero che il repertorio comincia a subire questa influenza e sembra essere diventato piuttosto scontato, privo di particolari sorprese. Ma è l’unica nota meno positiva di un concerto spettacolare, che alterna pezzi d’atmosfera a pezzi molto rock, e che sicuramente ha lasciato comunque tutti gli spettatori più che soddisfatti. Peccato solo che la data sia unica, e che adesso dovremo aspettare un bel po’ per rivederli.
Ma che l’Italia ami gli Editors, se c’era bisogno ancora di dimostrarlo, ora è una realtà incontestabile.
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autore: Francesco Postiglione