Finalmente inizia ad emergere qualche voce di un certo peso in favore delle giuste lamentele del cantautore siciliano. Come riportato su queste pagine, giorni orsono Cesare Basile, tramite una lettera aperta, aveva declinato l’invito a ritirare la Targa Tenco 2013, vinta dal nostro per il miglior album in dialetto, in quanto la S.I.A.E. aveva pesantemente polemizzato con la gestione dei teatri occupati italiani (uno di questi,il Teatro Coppola Teatro dei Cittadini di Catania, vede lo stesso Basile direttamente coinvolto), spingendo il Tenco, beneficiario di vari sovvenzionamenti S.I.A.E che ne assicurano la sopravvivenza, ad annullare un incontro allestito in collaborazione con il Teatro Valle Occupato di Roma.
Se, nel suo piccolo, l’artista catanese aveva gettato il classico sasso nello stagno, c’era bisogno che qualche “illustre collega” ne amplificasse le legittime istanze.
I “pesi massimi” del panorama musicale italiano, ovviamente, si sono tenuti lontano dall’affrontare l’argomento mentre qualche icona indie comincia a far sentire la sua. Gli Afterhours, ad esempio, hanno da poco annunciato che non parteciperanno, in qualità di ospiti a sorpresa, alla premiazione delle Targhe Tenco, prevista il prossimo 8 Dicembre al Teatro Petruzzelli di Bari. La band di Manuel Agnelli ha motivato così la sua scelta:
“In solidarietà con l’artista Cesare Basile e i teatri occupati, gli Afterhours declinano l’invito a partecipare in qualità di ospiti a sorpresa al Premio Tenco, in occasione della premiazione che si terrà l’8 dicembre al Teatro Petruzzelli di Bari. Dispiace che il premio più prestigioso della musica italiana, che era riuscito negli ultimi anni a riavvicinarsi alle realtà più vere della scena nazionale, dimostri di non poter prendere posizione a tutela di quelle stesse energie che vuole rappresentare.
Quanto alla SIAE, deve decidere se vuole essere parte di un cambiamento necessario e improrogabile che dia a tutto il settore musicale e culturale una nuova spinta, o se vuole essere una delle cause che lo stanno soffocando. Le regole sono necessarie, ma non si può chiedere a un cittadino di rispettare quelle che portano al suicidio di un sistema, così come non si può chiedere a un soldato di obbedire a degli ordini ingiusti. Identificare nel fenomeno dei teatri occupati un problema, invece che una risorsa, è nel migliore dei casi un sintomo di incapacità totale di comprendere la forza rinnovatrice e la volontà di cambiamento espresse da queste nuove energie.
Più in generale nel nostro ambiente, gli eccessi burocratici e l’ossessione per la legalità spesso nascondono speculazioni piccole e grandi e in qualche caso mascherano una lotta di interessi che in questo momento non ha più motivo di essere e sta impedendo, nel nostro paese, il rinnovamento, lo sviluppo e il rilancio delle nuove energie. Salvaguardare non può voler dire soffocare, a meno che l’unico obiettivo che vogliamo raggiungere non sia quello di morire onesti”.
A quando ulteriori adesioni su tali annose questioni?
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