L’idea di giornalismo proposta da Woody Allen nella sua ultima pellicola non è certo la stessa che Orson Welles intendeva comunicare con “Quarto potere”, cult della storia del cinema. Tuttavia “Scoop” può essere letto nei termini di una divertente parodia noir della professione più amata e al contempo criticata (attualmente impopolare in America), ma sempre e comunque al centro dell’attenzione. Scarlett Johansson, aspirante giornalista che per fare carriera si butta a capofitto in una vicenda a tratti surreale, non è certamente il ritratto della giovane reporter scaltra ed intraprendente. La propensione del regista infatti, nel mettere in evidenza i tratti più umani e quindi talvolta ridicoli dei propri personaggi, dà vita ad un connubio di comicità e puro sarcasmo. La ragazza non è pratica del mestiere ed è molto ingenua, perciò basta poco per farla cadere tra le braccia degli uomini oggetto dei suoi articoli. Uno stereotipo descritto efficacemente mediante una geniale sintesi di originalità e banalità, che solo l’autore di “Io e Annie” poteva ottenere. Il paradosso del giornalista che ogni tanto fa capolino dall’aldilà per rivelare lo scoop, assecondando così anche da morto l’incontenibile passione che gli permette di sfuggire ripetutamente dall’imbarcazione carontiana e mantenersi mentalmente vivo, rappresenta indubbiamente il tocco di classe della regia. E’ chiaro l’obbiettivo perseguito dal cineasta: mettere in luce con maestria un aspetto inedito di questo lavoro, il divertimento che lo rende simile ad un gioco, tanto da risvegliare i morti. Con questa crime-story alla newyorkese portata all’estremo Allen vuole quindi essere vicino alla vita reale di un reporter, ma non troppo. Forse perché lui stesso ammette di essere cresciuto in tempi in cui i giornalisti erano descritti come veri e propri eroi, ed è giunto il momento di alimentare un po’ questo mito.
Autore: Valentina Barretta