Vorrei dire grazie ai Deasonika. Perché sono la prova vivente di come la scena alternativa italiana non sia affatto in procinto di estinguersi: ascoltando “Piccoli dettagli al buio” ci si rende subito conto che non esistono più solo Afterhours e Marlene Kuntz a stupire per originalità e soluzioni.
Ora ci sono anche loro, i Deasonika: a tre anni di distanza dal primo, incoraggiante lavoro in studio (“L’uomo del secolo”, interamente autoprodotto), dimostrano qualità innegabili e un’eccellenza in grado di superare persino le più rosee aspettative. I Deasonika stupiscono e affascinano con un sound travolgente, assolutamente caratteristico, al quale la produzione di Marco Trentacoste (entrato di recente nell’organico della band in qualità di chitarrista) ha dato un’impronta decisiva.
Ciò che da subito colpisce è la voce, capace di dolcezza e sofferenza che Max Zanotti riesce sapientemente ad alternare e bilanciare senza mai perdere un colpo, usandola quasi come un vero e proprio strumento.
Nei 13 brani, senza alcuna eccezione, è percepibile la cura spasmodica dedicata all’intero lavoro: testi mai banali, in cui le parole si amalgamano perfettamente alle melodie, alla musica tutta, creando un’unione inscindibile (che non potrà non balzare agli occhi anche ai più pignoli che hanno sempre pensato all’italiano come a una lingua poco (e male) adattabile al rock), batteria assolutamente non convenzionale e basso dall’andamento trascinante rapiscono e coinvolgono l’ascoltatore in atmosfere malinconiche, da cui è impossibile sfuggire. I Deasonika puntano alla creazione di qualcosa di unico, di un punto di rottura; puntano alla creazione dell’eccellenza e piano piano ci stanno riuscendo: si sente.
Autore: Fabio Rennella