Ogni pezzo che comincia è un sentiero nuovo che segna la schiena della montagna. Percorrendoli tutti si arriva a quote vertiginose, dove pochi hanno il coraggio di avventurarsi. “VD is a phenomenon”. La butta lì l’incipit che presenta questa raccolta di singoli e sia pur con i dovuti “però” si va tranquillamente assecondare con un bell’inchino tale affermazione.
Con “Prelude to the future”, titolo che sa di manifesto di programma, la !K7 intende raggranellare in numero di dieci le b-sides e le piccole rarità del principino del breakbeat più multiforme. La straordinaria dote di riprendere non il meglio di questa o quella genìa musicale bensì solo quello che davvero può servire la causa della sua idea di musica. Nulla è superfluo o eccessivo, anche se le influenze latin funky, acid jazz e soprattutto rithm’n’blues, si fanno facilmente acciuffare all’interno della varietà ritmica.
Ad un primo approccio, le migliori combinazioni sembrerebbero i due brani in cui il talentuoso performer-producer-writer si incrocia coi Jazzanova e dunque “Soon” e “That Thing” episodi che meglio sanno agganciare l’elettronica più fisica al collo lungo di un messaggio raffinato ed evocativo, come una sigaretta di Golden Virginia. Ma notevole è anche la fascinosa ricerca di “Sensuality”, che materializza praticamente due cyborg che fanno all’amore. Vira verso la cassa dritta e con poche idee invece il riarrangiamento di “Messages” con la featuring di Wadud, mentre “I’ll do it for you” è un lamento alla Prince più batterico – ecco i “però” di cui sopra.
“Manhood” remixata sa di omaggio alla follia protoeletronica di Hutter&Schneider – i Kraftwerk –, sgamato nei due tre campioni presi in prestito; l’originale dello stesso brano scorre ancora ad un passo da Roy Ayers, riveduto ed epilettico.
Non so quanto questa decina di singoli firmati Duplaix possano davvero fungere da “prelude” al futuro musicale prossimo venturo,: forse per indicare strade non ancora battute si può pensare ad altro che non la “semplice” ibridazione. Però da quassù (quasi) tutto suona bene, ed è quello che conta.
Autore: Sandro Chetta