Wild Nights è il secondo e nuovo album delle simpaticamente ruvide Pins, le quattro ragazze di Manchester che giocano a fare le punkettare ma in salsa dolce. Wild Nights è stato registrato con Dave Catching (QOSTA, Eagles of Death Metal) ed Hayden Scott nel deserto di Joshua Tree e poi mixato a New York con Ben Baptie (Mark Ronson).
Del primo singolo, Young Girls, la leader Faith Vern racconta che “è un ode al voler essere, all’avere un sogno e renderlo realizzabile. è pieno di determinazione, frustrazione e celebrazione, come la maggior parte dei giorni in questa band”. Di buono c’è tanta convinzione nei propri mezzi, e il parlare della propria band come se fosse lì da vent’anni di carriera. E questo è positivo: ma va detto che Young Girls, insieme a qualche altro pezzo come Got It Bad, Dazed By You, Curse These Dreams, rappresenta la parte meno interessante del disco, il cui il punk di base delle certamente non raffinate quattro musiciste (non aspettatevi virtuosismi, sperimentazioni, creazioni particolari o effetti speciali, accostamenti, mescolanze di genere, nulla di tutto ciò) si scioglie in zuccherosità e toni solari e spensierati. E sappiamo tutti che il punk se non è incazzato nero non è nulla e non ha ragione di esistere.
Ecco perché si comincia a ragionare semmai di musica intensa con Baby Bhangs, sufficientemente dark per essere gradevole, o con Too Little Too Late, Molly o Oh Lord, appena sopra la sufficienza della cattiveria necessaria per essere ancora punk. E se almeno Got It Bad, sdolcinata come non mai, ha il merito di essere una ballata (cosa rara in questo genere, e quindi almeno interessante), i pezzi prima citati, e ancora Everyone Says o la tentata svolta rockabilly di If Only davvero non hanno nulla da aggiungere a quanto sia già stato prodotto nel campo del rock femminile da gente come Corrs, o le Holes a cui chiaramente le Pins, volenti o no, si dovranno accostare.
L’album al limite si salva grazie a House of Love, tutt’altro che una canzone d’amore come il titolo lasciarebbe pensare, o grazie alla già citata Baby Bhangs, e a Molly: ma non aspettatevi originalità o accostamenti di suoni nuovi. Le Pins non li sanno fare, e per la verità non è nemmeno lontanamente il loro obiettivo. Suonano per divertirsi e scaricare, come detto dalla Vern, determinazione, frustrazione e celebrazione. Ed è quello che hanno fatto dopo il loro debutto con Girls like Us, facendosi le ossa come supporter live di gente come Crocodiles, Sleigh Bells, Warpaint, The Growlers e The Fall, e ancora con il loro primo tour nella West Coast e con le performance al CMJ festival di New York. E sappiamo tutti che una punk band, pur se con i fucili un po’ scarichi di cattiveria e con poche idee nuove fra le mani, sa sempre divertire.
www.wearepins.co.uk
www.soundcloud.com/pinsmusic
www.facebook.com/wearepins
autore: Francesco Postiglione