“Love Songs/Complications” è il nono album dei Blessed Child Opera, gruppo guidato dal partenopeo Paolo Messere (che è anche deus ex machina della Seahorse), a un anno di distanza dal precedente “A Wonderful Breath Of Life” realizzato e suonato in completa solitudine. Il gruppo, nato nel 2001, è un progetto in continua evoluzione stilistica che nel corso degli anni ha visto diverse formazioni. Questo lavoro si divide in 23 tracce divise in due dischi, “Love Songs” e “Complications”, un dualismo dettato sia dai temi dell’album che dalle situazioni che lo hanno ispirato.
Le atmosfere sonore rispecchiano il marchio di fabbrica di Messere, un suono costruito in anni di carriera. I principali generi di riferimento, infatti, sono alternative folk, gothic, momenti psichedelici, rock ed elettronica. Quelli che invece sono i numi tutelari di queste 23 tracce sono da un lato il Nick Cave dedito con i Bad Seeds al blues più scuro e malsano e dall’altro il David Bowie degli anni ’90, quello elettronico. In “Complications” spiccano il blues profondo di “You don’t need it”, l’arrovellato blues che guarda a oriente di “Do you have chosen for lige?”, la clandestina “Live forever in oblivion o l’elettronica “As a gift from some God”. “Love songs”, invece è caratterizzata da sonorità un più morbide, per cui in più occasioni si respira aria di pop avvolgente e di ballata, soprattutto nel brano “Borderline of collapse” o in “It’s easy to ease it”. Inoltre un altro fondamentale elemento nel secondo disco è il post-punk, che sia quello che evoca l’asse Cure-Nick Cave di “In your panties” o quello del primo post-punk melodico di “Torpore”. Un lavoro denso e pieno di intriganti sfaccettature.
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autore: Vittorio Lannutti