Esistono rivoluzioni sociali, rivoluzioni culturali, rivoluzioni artistiche. Esistono crocicchi. Snodi nel tessuto spazio temporale che, per inspiegabili alchimie, determinano cambiamenti, svolte. Una data tra queste è indubbiamente riconducibile al 1968, anno che ha assunto nell’immaginario collettivo (e non solo) l’identità del movimento controculturale per eccellenza.
È l’“immaginazione al potere” di Herbert Marcuse, fatta di visioni salvifiche che supera l’afonia di una ragione e di un linguaggio che non più in grado di trascendere la realtà e di opporre resistenza alla contemporaneità di quell’uomo a una dimensione che vive il suo essere da consumatore, ebbro, obnubilato e inconsapevole dei reali bisogni del suo tempo.
Il 1968 è anche l’anno di “Machine Gun” (sicuramente meno noto ai più rispetto al successivo “Machine Gun” di Hendrix) del “Peter Brötzmann Octet” (Peter Brötzmann – sassofono tenore, sassofono baritono; Evan Parker – sassofono tenore; Willem Breuker – clarinetto basso, sassofono tenore; Fred Van Hove – pianoforte; Peter Kowald – contrabbasso; Buschi Niebergall – contrabbasso; Sven-Åke Johansson – batteria; Han Bennink – batteria), disco (FMP – Free Music Production, fondata tra gli atri dallo stesso Brötzmann) in cui gli strumenti, codificando in chiave europea il free jazz americano più estremo (la doppia batteria e il doppio contrabasso rievocano gli esperimenti di doppio quartetto di Ornette Coleman, su tutti appunto Free Jazz del 1960, ma anche le composizioni di Cecil Taylor, Richard Abrams e dell’AAMC – Association for the Advancement of Creative Musicians di Chicago), fanno fuoco sulla loro epoca costruendo un linguaggio musicale che attingeva, in termini di estetica e di ricerca, agli europei Alois Zimmermann, Karlheinz Stockhausen, György Ligeti …
“Machine Gun” è anche il lavoro discografico più celebre di Peter Brötzmann, musicista tedesco (sassofonista, clarinettista, solista di tárogató), proveniente dal movimento Fluxus e figlio della sua forza interdisciplinare artistica e anti-artistica e della relativa sensibilità anti-commerciale.
Dopo aver collaborato con Don Cherry, nel 1965, Brötzmann fonda un influente trio con il bassista Peter Kowald e il batterista Sven-Ake Johansson registrando i “prodromi” Adolphe Sax e Morning Glory, per poi confluire nella storica Globe Unity Orchestra di Alexander Schlippenbach.
Il periodo a cavallo tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni settanta è, per il musicista tedesco, ricco di spunti creativi che si solidificano negli ottimi Nipples (1969), con il baccanale ritmico e timbrico di Tell a Green Man (in quartetto con il pianista Fred Van Hove, il bassista Buschi Niegergall e il batterista olandese Han Bennink), e il vorticoso e fagocitante eponimo Nipples (in sestetto con l’aggiunta del tenore sassofonista Evan Parker e del chitarrista Derek Bailey).
Del 1970 è, poi, l’afflato Fuck de Boere al largo di Fuck de Boere (2001), con il fiatista Willem Breuker, Parker, Van Hove, Bennink, Derek Bailey e quattro tromboni (Malcolm Griffiths, Willem van Manen , Buschi Niebergall, Paul Rutherford).
Parallelamente Brötzmann inizia a ritagliarsi spazi in “solo” oltre a implementare, negli anni, collaborazioni e formazioni con sempre più musicisti differenti, molti dei quali nomi noti dell’avanguardia europea, del new jazz di Chicago, e dell’emergente scena Giapponese (Ken Vandermark, Steve Noble, Mats Gustafsson, Joe McPhee, Hamid Drake, William Parker, Paal Nilssen-Love, Jason Adasiewicz, Toshinori Kondo, Keiji Haino, Sabu Toyozumi, Otomo Yoshihide) e a coltivare la sua passione per la pittura (Brötzmann è molto apprezzato come pittore e artista visivo con numerose mostre personali all’attivo).
E su queste coordinate di ricerca e sperimentazione, Peter Brötzmann, suonerà, l’8 maggio, in solo, a Napoli per la prima volta, nella suggestiva cornice della seicentesca Chiesa San Giuseppe delle Scalze. L’evento è stato promosso da Non Sempre Nuoce dei musicisti e compositori Antonio Raia e Renato Fiorito con il supporto di Sergio Naddei e in collaborazione con il Coordinamento Le Scalze e sarà arricchito dal preludio dei violoncellisti napoletani Chiara Mallozzi e Davide Maria Viola.
info: https://www.facebook.com/events/1261201990724689/
autore: Marco Sica