Formatisi 6 anni fa dallo scioglimento dei De Glaen, ritornano con un album piuttosto interessante gli Oshinoko Bunker Orchestra, dopo l’esordio omonimo del 2005. Ancor più che in passato, il terzetto con base a Firenze, formato da Vanni Bartolini, Francesco Fusi e Lorenzo Moretto, mette sul tavolo un noise rock veramente senza fronzoli, dal suono preciso, potente, scarno e contaminato con improvvisi ritmi funk che danno un senso più articolato al lavoro. Musica dura e contundente, costruita su basso/batteria veloci e sincopati – che bella ‘The Wild Cheek’, o gli intro di ‘OSS pt.2‘ e ‘Not that Sex’ – e su spasmodici e ossessivi incisi di chitarra; discreta tensione e forte urgenza, in una musica che pesca a piene mani linguaggi e modalità espressive dai maestri americani del genere: NoMeansNo, Melvins, Shellac, Don Caballero, e grazie anche al contributo al mixer di Giulio Ragno Favero trova il suono più appropriato, seppure sempre lo stesso, va detto, per un lavoro impeccabile e con più personalità che in passato; disco che ben si inserisce nella scuola noise italiana – Red Worm’s Farm, Appaloosa, Aucan, Three in One Gentlemen Suit… – che da diversi anni ci sta offrendo buoni dischi. ‘The Ass‘ ricorda molto certe cose degli ultimi Primus prima dello scioglimento, quando collaborarono con Tom Morello e James Hatefield, mentre ‘Mr Lansdowne’, traccia conclusiva, si allunga per quasi 13 minuti, con buoni esiti. Compresi i lavori a nome De Glaen, diciamo che questo è il migliore disco che i tre musicisti fiorentini abbiano sinora realizzato; un suggerimento potrebbe essere quello di provare ad arricchire le composizioni col synth – che sempre più stanno offrendo soluzioni apprezzabili ai gruppi noise – o al limite col sax, in modo da fare un salto di qualità definitivo verso nuove idee e colorazioni. Restano apprezzabili i momenti più isterici e nevrotici, da catastrofe imminente, nonchè le fasi funk, con cambi di tempo e sviluppi imprevisti.
Autore: Fausto Turi