Lo sanno anche i sassi: sono tornati i R.E.M. con un nuovo disco. Quello che invece avreste solo potuto intuire (dalle interviste, dai “bene informati”, dal sound del singolo già da qualche tempo ascoltabile in radio) – o sperare, nel caso faceste parte della schiera dei fan in fremente attesa – è che “Accelerate” è un gran bel disco. Ma soprattutto è un disco solido e appassionante, straboccante chitarre elettriche e melodie memorabili.
L’attacco di “Living well is the best revenge” spazza via in un sol colpo il penoso ricordo dei due ultimi lavori in studio di una delle più grandi rock band del pianeta, che avevano fatto venire il latte alle ginocchia anche ai fan più inossidabili. Dopo l’inconsistente “Reveal” e il soporifero “Around the sun”, i R.E.M. si sono finalmente destati dal torpore che l’aveva tristemente avviluppati, e si sono ricordati come si fa un disco rock. I riff di Peter Buck tornano a graffiare come ai bei tempi di “Document” o “Lifes rich pageant”, la voce di Stipe è tirata ed energica, il ritmo sostenuto, i cori di Mills nuovamente preziosi, come il suo basso scalpitante.
Il disco scorre via veloce, i pezzi sono brevi e concisi. Con un suono finalmente vitale ed elettrico. Con il mood di una vera band. E non di tre attempate e annoiate rockstar alle prese con gli obblighi contrattuali da adempiere. Brani come la title-track, “Man-sized wreath” ed il singolo “Supernatural superserious” (che già dai primi ascolti in radio aveva già piacevolmente sorpreso) tornano a far vibrare ritmi post-punk sotto melodie portentose ed ammalianti. “Horse to water” è un pezzo aggressivo ed esplosivo, che mai avrei minimamente sognato di ascoltare in un disco dei REM nel terzo millennio; “I’m gonna dj” è rock’n’roll, è glam, è sexy. Sembra suonata da degli sbarbatelli. Dio li benedica.
Non mancano le ballad, ovviamente. Ma hanno un sapore incazzoso e rumorismo in sottofondo (“Houston”), o la profondità e l’intensità emotiva delle grandi folk-songs cui c’avevano abituato ai tempi di “Swan swan H” (“Until the day is done”). C’hanno messo sette anni, gli ex-ragazzi di Athens, per ritrovare la vena creativa. Come si suol dire: meglio tardi che mai…
Autore: Daniele Lama daniele@freakout-online.com