Richiama decisamente al Mistero di Sleepy Hollow, l’ultima opera di Tim Burton.
Atmosfere dark, di un tetro che più tetro non si può e un Johnny Depp – che qui interpreta l’irreprensibile Sweeney Todd/ Benjamin Baker – che condivide con Ichabod Crane (l’ispettore newyorkese inviato a Sleepy Hollow) lo stesso senso di inadeguezza e goffaggine di fronte all’orrore.
Canta, sbraita, urla, si imbratta, Todd. Ma anche nel più sadico dei gesti, nulla è veramente malvagio. E se di primo acchitto, il suo taglio deciso, richiama alla mente gli orrori della cronaca (penso ai vari sgozzamenti di cui per mesi sono state piene le nostre cene serali, tra tg e programmi di approfondimento), un attimo dopo, sono gli splatter più risibili che la mente richiama. Poi, un’eco porta finanche a Kill Bill, ma la relazione regge fino ad un certo punto.
Certo, è la fame di vendetta a guidare le azioni di Sweeney Todd che, col sangue agli occhi, torna in una Londra grigia, sporca e cupa per riprendersi ciò che un tempo era suo: una famiglia immacolata, una fama e una pace rubata dalla voluttà di un giudice perverso e infame che lo confina per quindici anni lontano dalla sua vita.
È lì, al di là della vita, che Benjamin si trasforma in Sweeney e matura la sua vampiresca voglia di sangue. Mezzo Dracula, mezzo Jack lo squartatore, Sweeney Todd affila la sua arte su gole ignare, dando in pasto ad altrettanto ignari avventori i resti della sua insaziata vendetta.Fino alla resa dei conti e fino ad ammazzare l’amore, la fonte della sua infelicità. Ammazza Sweeney, senza pathos (nonostante i canti a squarciagola), senza coinvolgimento, né responsabilità. È come ipnotizzato, è incosciente anche mentre ammazza chi ha amato e colei dalla quale suo malgrado, era amato (mrs Lovett aka Helena Bonham-Carter).
Non riesce a vedere Benjamin, figuriamoci Sweeney offuscato com’è dalla vendetta.
Una vendetta che andrebbe consumata freddamente e invece lui è caldo, dentro.
Morto, grigio e glaciale fuori ma incandescente di rabbia dentro. E soprattutto, irruento.
È uno spargitore di sangue inutile, un untore semina–morte, esangue e senza colore (anche nei sogni di mrs Lovett, dove nell’idillio onirico tutto prende colore tranne mr Todd, naturalmente)
Se non fosse per i titoli iniziali, per le ambientazioni meravigliose (scenografia da Oscar by Dante Ferretti) e per gli interpreti sublimi, potrebbe passare tranquillamente in sordina quest’ultima opera di Tim Burton che non supera a pieni voti la prova musical, messo in secondo piano rispetto a tutti gli altri elementi del film. Eppure Sweeney Todd è la cineversione del musical partorito da Stephen Sondheim nel 1979. Un cult in ambiente teatrale. Nella vesione di Burton però, i lamenti canori di Depp, Bonham- Carter &co sono totalmente avulsi dal resto. Eclissabili e perdonabili, se non si trattasse di un musical. Ma non è così.
Autore: Michela Aprea