Dopo una manciata di cd pubblicati su piccole etichette nipponiche, il manipolatore elettronico Utabi Hirokawa approda in Europa tramite la londinese Adaadat (label ai suoi primi passi ancora senza una distribuzione italiana: www.adaadat.com).
Se vi dicessi che questo cd sarebbe la colonna sonora ideale per sonorizzare la nuova versione di Super Mario Bros. otterrei solo l’effetto di scoraggiare molti di voi dal proseguire la lettura di questa recensione. Io stesso, subito dopo aver schiacciato il tasto play, sono stato attraversato dal terrore di aver infilato nel mio stereo non altro che un pezzo di plastica contenente suoni di plastica. Ma inspiegabilmente già alla seconda traccia i miei occhi hanno iniziato ad illuminarsi, al terzo brano ho alzato il volume e al quarto mi sono ritrovato in piedi davanti allo stereo a muovermi a scatti come un personaggio dei videogames (o come un cretino, fate voi… in quel momento non dovevo essere un bello spettacolo…). Un’improvvisa regressione infantile? Un ologramma digitale impossessatosi del mio corpo? Una forma artistica di primitivismo tecnologico che si è manifestata trasformando pulsioni ludiche in movimenti elettronici? Non saprei, ma la cosa certa è che la musica di Utabi è qualcosa di estremamente contagioso!
E con un ascolto meno disincantato noterete che in realtà “Manchurian candy” è molto più che una raccolta di giocattolini elettronici, poiché al suo interno si nascondono gustose macedonie ritmiche (“Doll-shape-automation”, “Fly it away”), sussulti di micro-funk digitale (“Three tennies”) e graziose melodie electro-pop (la conclusiva “Cassia angustifolia”, dove un trombone borbottante introduce una delicata voce femminile).
I vostri orecchi adulti e ben allenati vi faranno apprezzare i bagliori glitch di “Mogood” e l’eco d’Oriente che proviene da “Set her eyes xochipilli”; il bambino che c’è in voi, invece, rimarrà incantato ad osservare le bolle di sapone che si dissolvono nel cielo rosa di “Lightpotllution”.
Autore: Guido Gambacorta