Astrazioni e rarefazioni. Un pianoforte minimale traccia e definisce sogni, mentre un subconscio “disturbato” di flussi sonori lentamente emerge, cresce per poi dissolversi, in un tutt’ uno con il piano, in ritmiche e ossessive pulsazioni da coscienza irrequieta. Ed è così, con ‘Consțanta, 1992’, che si apre “What Matters Most”, il bel lavoro discografico dalla triplice firma di Dakota Suite (Chris Hooson), di Emanuele Errante e di Dag Rosenquvit.
Pubblicato il 14 settembre del 2018, “What Matters Most” vede, appunto, la collaborazione di Chris Hooson, alla chitarra acustica ed elettrica, al piano e alla voce, Emanuele Errante ai sintetizzatori, soundscapes, processing e field recordings, nonché alla chitarra acustica sul brano ‘De Ziekte Van Emile’ e alla voce sul brano ‘Nothing Is As Effective As Defeat’, Dag Rosenqvist al rhodes, armonium, ai sintetizzatori, all’organo, all’ e-bow, al pianoforte, alla chitarra, al banjo, al glockenspiel, soundscapes, processing e field recordings.
All’apertura di ‘Consțanta, 1992’ segue ‘Now That You Know’, in cui fanno il loro ingresso la chitarra acustica e le voci per riportare (momentaneamente) il disco tra sentieri più indie-folk, carichi di malinconiche perturbazioni sonore di fondo che trovano compimento nel successivo breve strumentale ‘De Ziekte Van Emile’, brano celebrato dal greve monito, da ancestrale divinità silvestre, di un evocativo sassofono.
Paesaggi di stratificazioni e disturbi sonori riemergono nuovamente sino a cancellare gli accenni di arpeggio di chitarra in ‘Nothing Is As Effective As Defeat’ per poi risolvere la loro tensione, portata allo spasmo, in una rottura di coda che riequilibra in modo perfetto l’apporto noise con la chitarra in chiusura.
Se in ‘Shadows Are More Accurate Than Truth’ torna la voce (con il più bel cantato a parere di chi scrive) questa volta al servizio di magmatici tappeti sonori, in ‘Now I Am Lost’ riappare un minimale piano alterato che, come per quella che si delinea sempre di più come l’ossatura dell’intero disco, viene risucchiato e dissolto da vortici sonori.
La chitarra, le “vestali” molteplici voci e l’indie-folk si riappropriano del ruolo di protagonisti in ‘Falling Apart In Stages’ per lasciar poi il posto, nuovamente, al pianoforte e al sottobosco di suoni di ‘I Survive Only in Someone Else’ in cui al lento cantato fanno da “controcanto” tenui pennellate di clarinetto. Il tutto per disgregarsi nella (consueta) alterazione di suoni e fino a perdersi in un distillato di note di pianoforte.
La concretezza dei suoni della natura da field recordings, caratterizzano ‘Broken Things Are The Glue Of The World’, penultimo brano prima della conclusiva e corale ‘Someday This Pain Will Be Useful to You’ in cui dapprima angeliche voci si muovono in un contemporaneo etere saturo di frequenze per poi abbandonare l’ascoltatore (nel minuto di chiusura del brano e del disco) con un rassicurate e quasi spirituale lascito musicale, dissacrato unicamente da un (quasi impercettibile) rumore fortemente terreno da ultimo commiato.
A “What Matters Most” va indubbiamente riconosciuto il pregio di un’estrema cura dei dettagli, per un disco da ascoltare in cuffia per poterne apprezzare le sfumature, arricchite anche dalla partecipazione di Chris Donohue al contrabasso, Anna Elias per la cura dell’ “harmony vocal”, Johanna Hooson al clarinetto, Lisen Rylander Löve al sassofono, Quentin Sirjacq al vibrafono e sintetizzatore, Rutger Zuydervelt all’elettronica e processing e, quali cori di voce su ‘Someday This Pain Will Be Useful to You’, Anna Elias, Johanna Hooson, Eirlys Griffith-Read, Tim Harberd & Chris Hooson.
Autore: Marco Sica