C’è una bella dose di “tutto” nel nuovo e sesto album dei milanesi Guignol, Abile labile, c’è una bella mischia di fascinazioni, novità, umori, amori, suggestioni cantautorali che vanno a braccetto con fragranti esplosioni fuori e dentro i denti, poetica che contrassegna un nuovo percorso sopra i vecchi sterrati di ieri.
Cambiano line up, nuove entrate e Pier Adduce torna nel ruolo primario di voce e leader, e tutto diviene cangiante, cominciano a girare ombre, storie, figure, pezzi di vetro e squarci di luce, tanti ingredienti stampati in dieci tracce inedite e una rilettura personale de Il merlo di Ciampi, ingredienti, soluzioni che riuniscono, in un ascolto attento, un impareggiabile lavoro che funziona già a prima botta, come una geosonda che scandaglia a profondo l’anima di chi sta davanti allo stereo.
Dicevamo storie e pozzanghere di vita, il vuoto per riempire il vuoto di un oggi ancor più vuoto Polvere rossa, Salvatore tuttofare, L’uomo senza qualità, ma poi un senso di rinascita dall’alienazione tira forte, un rabboccare l’esistenza nei verticali multipli della libertà Sora Gemma e il crocefisso, La coscienza di Ivano, un saliscendi intimo e alchemico che i Guignol addomesticano impareggiabilmente. Tante anche le estetiche soniche, l’elettricità del rock, punk, i rumorismi e la contemporaneità di ieri e oggi, anche se poi lo spicchio, il coagulo intimo che pende da Piccolo demone e L’angolo forma il suo diamante rappreso.
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autore: Max Sannella