A due anni dalla pubblicazione della ristampa intitolata semplicemente Not Moving, da parte della Spit/Fire – che ha clamorosamente riportato all’attenzione degli appassionati le canzoni di una delle più importanti rock band italiane di tutti i tempi – ecco ora, per Audioglobe Relics, un’opera di riscoperta ugualmente preziosa, il cui sottotitolo recita: “singles, eps and early more 1981/1987”.
Laddove la ristampa Spit/Fire si focalizzava su un preciso biennio, riproponendo l’Ep intitolato Black’n’Wild (1985), l’Lp Sinnermen (1986) e le outtakes dei due lavori, questa volta viene riproposta l’intera produzione fuori album della band piacentina, dunque i sette pollici Strange Dolls (1982) e Movin’Over (1983), gli EP Land of Nothing (inciso negli 80 ma rimasto inedito fino a pochi anni fa) ed il popolare Black’n’Wild (1985), poi Jesus Loves his Children (1987) e, come bonus, il primo selvaggio demo tape della band.
Si tratta di ben 31 brani, in una bella edizione cartonata con libretto di 32 pagine contenente le copertine degli Ep, un’introduzione redatta da Luca Frazzi che contestualizza storicamente i Not Moving e brevi ma preziose note scritte da Lilith (voce), Tony Face (batteria), Dome La Muerte (chitarra), Dany D. (basso) e Maria Severine (tastiere) che ripercorrono i fatti, ma soprattutto ne spiegano il senso ciascuno dal proprio punto di vista.
Il rock’n’roll dei Not Moving in realtà non è per nulla difficile da spiegare, molto più complesso è spiegarne il significato rivoluzionario che esso assumeva in quel determinato contesto geografico, storico e culturale; la band italiana suonava un misto di sinistro sixties garage, e psychobilly vicino a quello degli X, ma anche incendiario garage punk stile Stooges, il tutto sospeso tra rabbia e noia teenager, disprezzo per le istituzioni, euforia fisica e cupezza dark, giubbotti di pelle, riferimenti alla cultura pop americana anni 50 – surf music e B movie – ed il mito libertario degli indiani d’america; il tutto – si badi bene – nell’asfissiante italietta perbenista e democristiana degli anni 80, brutta come quella di oggi, forse un tantino meno volgare ma sicuramente ancor più provinciale e mentalmente chiusa, che non poteva che emarginare reietti dell’epoca come Gaznevada, Litfiba, Diaframma, Nabat, CCCP, Sick Rose, e tanto più i pestiferi Not Moving.
Le chitarre elettriche stritolanti di Dome la Muerte e Dany D, e l’organo farfisa di Maria Severine ascoltate oggi non hanno perduto un grammo di valore, e chi oggi perde la testa per i modernissimi Horrors dovrà riconoscere ai vecchi Not Moving una creatività almeno pari ed un maggiore realismo del suono, magari involontario, perchè derivante dall’assoluto disinteresse del quintetto per la forma carina e le produzioni costose, che diventa paradossalmente un pregio, vent’anni dopo, col mito del lo-fi.
Scopro ora che è diffusa la convinzione tra i fan della rissosa band piacentina che la migliore produzione del gruppo sia proprio su questi Ep, piuttosto che nei 3 dischi maggiori. Sicuramente in queste 31 canzoni c’è il massimo della spontaneità e del coraggio, soprattutto negli splendidi Black’n’Wild e Strange Doll; ha poi un grande buon storico, soprattutto per i fan, il demo tape contenente 7 brani che chiude il disco, sistemato dunque al di fuori dell’ordine cronologico del resto del disco, la cui qualità audio è inevitabilmente scarsa, e che presenta però versioni primitive – con la formazione iniziale senza Dome La Muerte – di brani poi reincisi professionalmente nei dischi.
Autore: Fausto Turi