Prima o poi tutti i grandi gruppi e artisti che hanno una carriera rispettabile, autorevole e longeva sentono l’esigenza di fermarsi ad omaggiare coloro che li hanno ispirati, in qualche modo per recuperare le loro radici. Pensiamo al De Gregori, che, finalmente, ha cantato Dylan, ai “Basement tapes” dello stesso Dylan, alle “Seeger Sessions” di Springsteen, a “Renegades” dei Rage Against The Machine”, alle “Perle per porci” di Giorgio Canali o ad “Americana” di Neil Young. Giusto per citarne qualcuno. Tuttavia, i nomi scelti non sono casuali perché è la giusta compagnia nel quale vanno collocati i fratelli Severini.
“Calibro 77” è il secondo disco prodotto con il crowdfunding e il titolo è un chiaro omaggio a al 77, anno significativo per i movimenti politici di sinistra ma anche per l’esplosione del punk. La Gang in questo caso ‘utilizza’ il 77 per omaggiare a loro modo il cantautorato italiani degli anni ’70. Tuttavia, Sandro e Marino nella scelta di questi brani non si sono concentrati sui brani più famosi degli autori di riferimento bensì su quelli messi un po’ di lato, ma non per questo meno pregnanti. Anzi, molto spesso più caratterizzanti ed incisivi. Anche in questo caso, come per “Sangue cenere” la produzione è stata affiata a Jono Mason che ha contribuito in maniera incisiva a dare arrangiamenti maggiormente caratteristici della tradizione nordamericana, grazie anche all’impiego di molti musicisti Usa.
La scelta dei brani sembra tutta calibrata a rivendicare istanze ancora contemporanee, nonostante questi brani abbiano tutti oltre quarant’anni. Si comincia con “Sulla strada” di Eugenio Finardi”, che ha il pregio di avere una ritmica bodidleyana, si prosegue con la ballata malinconica di “Io ti racconto” di Claudio Lolli, impreziosita da un piano jazz-blues, e con “Cercando un altro Egitto” di Francesco De Gregori, gonfiata e pompata con fiati e con flauti centro-americani. Il rock-blues scoppiettante caratterizza “Questa casa non la mollerò” di Ricky Gianco e “Sebastiano” di Ivan Della Mea, mentre “Canzone del maggio” di Fabrizio De André, la meglio riuscita, ha un incedere da ballatona bluesata densa e ben scandita. “Uguaglianza” di Paolo Pietrangeli è resa scarnificata, essenziale, per cui viene ben evidenziata la sua istanza rivendicatrice.
Non poteva mancare il brano che più di altri rivendica la libertà, aspetto che ha sempre caratterizzato i fratelli Severini, vale a dire “Venderò” dei fratelli Bennato, a cui è stato dato un arrangiamento folk-valzerino. Il cuore si apre con “Un altro giorno è andato” di Francesco Guccini, la cui intensità è stata resa in progress. Prima dell’amara consapevolezza della sconfitta de “I reduci” di colui che ci manca da morire, Giorgio Gaber, i fratelli Severini ci allietano con il soul-r’n’b di “Ma non è una malattia” di Gianfranco Manfredi.
http://www.calibro77.it/
http://www.the-gang.it/
autore: Vittorio Lannutti