Elegia massima della rock wave elettrico decadente since 1980, una forza centrifuga nero seppia, i bardi declamatori della sacerdotessa Smith Evil, When in love, le fobie di Lydia Lunch Adore, Slowing down the world, le ombrosità di marca Swans e The Birthday Party Sad person, nel nuovo e secondo album delle londinesi Savages, una bella soffiata di gelo espressivo che travolge tutto senza mai spostare nulla che non sia già stato spostato, espressioni note e collaudate a iosa.
Adore Life con le sue dieci tracce non è che non si faccia notare, gusto e potenza sono al massimo dei giri come pure il campionario di sonorità imbronciate da prassi, tra negazionismo e disillusione, ma poi?.
Disco combattuto, lacerato, in preda a convulsioni ritmiche e perimetri lirici disfattisti, tracce declinate ad un’era di solitudine e rabbia da esternare ibridando i sogni e le utopie con assemblamenti sintetici e schizofrenici, e questa tracklist non lesina le tensioni e – se si può osare – le masturbazioni generazionali che hanno cristallizzato la scena Ottantiana in tutta la sua pienezza. Jehnny Beth e compagne in questo bitume di waveing, post punk e abrasioni industriali cercano (come secondo lavoro) di subissare il successo primario ma si vanno a ripetere senza apportare una virgola che sia virgola alle proprie destabilizzazioni umane e artistiche.
E se Surrender prova ad aprire un varco di interesse T.I.W.Y.G., a dispetto, trascina tutto nell’ovvietà di un ascolto sospeso su “mezza roba”.
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autore: Max Sannella