di Paolo Virzì, con Valerio Mastandrea, Stefania Sandrelli, Micaela Ramazzotti
Paolo Virzì torna sullo schermo con una commedia dolce-amara dove i ricordi, i rimpianti, le gioie e i dolori vengono sapientemente miscelati per dare vita ad un poetico ritratto familiare. “La prima cosa bella” è il dolente racconto, di un ritorno a casa: quello di Bruno (interpretato dallo straordinario Valerio Mastrandrea), insegnante livornese piuttosto infelice, trapiantato ormai da anni a Milano. Lui, che ha voluto recidere ogni legame con la sua famiglia si ritroverà, rapito dalla sorella minore Valeria (Claudia Pandolfi) e riportato al capezzale della madre Anna (Stefania Sandrelli).
L’incontro con la donna sarà la molla che riporterà Bruno ai ricordi d’infanzia: tra fughe, set cinematografici, botte, canzoni, sigarette, misteri mai svelati.La prima cosa bella è uno straordinario racconto intimo, magistralmente interpretato, che vede la coppia Virzì – Ramazzotti (alla seconda prova insieme dopo “Tutta la vita davanti”) in gran forma. Micaela Ramazzotti dà ancora una volta prova di grandi doti da interprete: il suo ritratto di Anna da giovane è un condensato di vitalità, ingenuità, forza e al contempo tristezza da manuale. Virzì appare ispirato più che mai dal ritorno nella sua città. Era dai tempi di “Ovosodo”, nel lontano 1996, che il regista non girava a Livorno. Ora torna a casa con quella che lui stesso ha definito “un’autobiografia truccata” che racconta di una bellezza tragica, quella di una giovane madre, preda dei folli raptus di gelosia del marito.
Tutto comincia nel 1971 quando Anna Nigiotti in Michelucci viene eletta Mamma più bella al concorso dei celeberrimi Bagni Pancaldi di Livorno. Da lì, comincerà l’apparente spensierata epopea della donna e il circolo vizioso dei chiacchiericci e della vox populi. “Il personaggio di Anna, così vitale, bella, frivola – racconta il regista – è ispirato alla Sandrelli”. “Anna è ispirata a lei – continua – un po’ vera e un po’ leggenda. La ragazza solare di “Sedotta e abbandonata”, “Io la conoscevo bene”, “C’eravamo tanto amati”, la stagione più felice del nostro cinema. Micaela l’ho scelta non per una somiglianza fisica ma piuttosto perché mi sembra che possieda lo stesso candore, la stessa innocenza. E visti i tempi bui che viviamo avevo voglia di tornare nel tepore dell’abbraccio di una madre e di riconciliarmi con il ciclo della vita”.
Il regista, che ha scritto la sceneggiatura di getto insieme ai suoi collaboratori storici Francesco Bruno e Francesco Piccolo, voleva realizzare “un film dove si ride ma allo stesso tempo non mancano le emozioni”, dopo quello che egli stesso ha definito un’opera dura come Tutta la vita davanti. Peccato che sia alquanto difficile definire commedia questo piccolo capolavoro in cui tutti gli elementi, prova registica e interpretativa, sceneggiatura, fotografia e musiche sono perfettamente assemblati.
A conti fatti si piange molto più di quanto si rida ne “La prima cosa bella”: il racconto corale di una difficile riconciliazione personale e familiare, in cui i ricordi del passato, ottusamente stipati, vengono finalmente al pettine.
“Ci sono dei nodi – ha affermato Virzì – e degli appuntamenti nella vita che prima o poi tutti dobbiamo affrontare. La famiglia da cui veniamo, il modo in cui siamo cresciuti, quello che ci hanno lasciato di buono o di cattivo, che ci impedisce o che ci aiuta a vivere”.
Distribuito da Medusa, il film uscito il 15 gennaio in 350 copie, ha finora incassato oltre 3 milioni di euro. Il titolo, tratto da una canzone di Nicola Di Bari, presentata dai Ricchi e Poveri a Sanremo nel 1971 è stata scelta dal regista perchè – ha detto – è rimasta nella mia immaginazione. E poi come diceva François Truffaut nelle canzonette si nasconde tanta verità delle nostre vite”.
Per finire, una curiosità: la parte di Bruno, era stata inizialmente affidata a Kim Rossi Stuart che ha poi deciso di abbandonare il progetto pochi giorni prima dell’inizio delle riprese.
Autore: Michela Aprea