I marchigiani Leda sono attivi da appena un biennio, benché i quattro del collettivo militano da anni nel circuito mainstream . Il derivare di ognuno di loro da influenze e stili diversi ha fatto si di arrivare al debut-album “Memorie dal futuro” con un’estrosa alchimia sonora tra indie, trip-pop ed alt-wave-rock, coniugando antitesi emotive, tra soavità vocali e sound graffiante e circolare. In premessa, troviamo sferzate di chitarre acide che si stagliano sulla base di “Ho cominciato” ma, di lì a poco, il brano volge verso fragori frementi. Con approccio più fruibile “Distanze” lascia spazio ad una proposta indie-pop che non passa per nulla indifferente, mentre “Pulviscolo” è una ballad dall’indole insolita e sensibile, benché non tiri mai le redini dell’energia , finalizzata a sostenere melodie compatte. “Nuovi simboli” sventola un gran lavorio di chitarra, miscelato nel drumming compassato ed incisivo di Fabrizio Baioni che galoppa in un circuito senza sbadigli per oltre cinque minuti e, se non ci installi dentro una manciata di varianti , un lungo timing può rappresentare un rischio. Invece, strani crepitii alloggiano nell’intro di “Nembutal” per far capire , da sùbito, che si incappa in un atto di stravaganza noise-rock, con smalto ossessivamente estraniante. “Tu esisti” trasporta su divagazioni cosmiche , colmo di fitte orlature ariose: ha il tiro giusto per la candidatura a singolo.
I Leda hanno un forte piglio pervasivo e mesmerizzante, progettando un “Assedio” studiato con azzeccati dettami assemblativi e navigano a vista , puntando su amene terre sonore , senza l’alea di andare alla “Deriva” con una formula caleidoscopica, dai colori cangianti, come si evidenzia in questa traccia. Oltremodo, si librano alti con le ali di “Icaro”, che non si sciolgono al primo sole ma le brinano con un incedere algido ed ipnotico, in assenza di gravità. Sferrano la stilettata pop-rock di “Solchi” , capace d’invadere l’orecchio con chitarroni incisivi ed energia nebulizzata a go-go, fortificando la padronanza narrativa di Enrico Vitali. A tirare il fiato, ci pensa la conclusiva “Il sentiero” immersa in fascinose lande placide ed avvalorata dal guest-vocal Marino Severini (Gang) che duetta con la raffinata Serena Abrami, in un afflato sospensivo.
Grazie al prezioso apporto ai testi del corregionale scrittore Francesco Ferracuti, i Leda sono riusciti nell’intento di evocare storie , fatti ed aneddotiche con eleganza ed istrionismo, immortalando 11 “Memorie dal futuro” , che non saranno dimenticate in fretta: scommettiamo ?
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autore: Max Casali