I Cheap Wine non sono mai stati un gruppo politico, nel senso più tradizionale del termine, tuttavia, nel loro modo di muoversi nel mercato discografico e nelle tematiche affrontate c’è il nocciolo della vera politica. Per quanto riguarda il primo aspetto mi riferisco alla loro purezza che si è mantenuta inalterata nel tempo, grazie ad una coerenza e all’indipendenza che ha fatto sì che si producessero tutti i loro dischi. Rispetto al secondo aspetto mi riferisco al fatto che “Dreams”, dodicesimo album, live compresi, in vent’anni di onoratissima carriera, è il terzo capitolo di una trilogia nella quale nei due capitoli precedenti, “Based on lies” e “Beggar town”, venivano sviscerati i problemi causati dalla crisi economica. Con “Dreams”, invece, per il gruppo pesarese è giunto il momento di ripartire dai sogni, quindi dalle aspettative e dalle speranze. Questa è l’attitudine dei grandi gruppi e cantautori perché con il loro lavoro provano sia ad analizzare e a sviscerare le situazioni e a spingere gli ascoltatori a risollevarsi. Quest’ultimo verbo non è utilizzato a caso perché l’atteggiamento dei CW è lo stesso dello Springsteen di “The rising”, album scritto proprio per risollevare i newyorkesi dopo l’11 settembre. Badate bene perché il paragone non è assolutamente ardito, per l’approccio culturale e per un sound che deve molto, se non tutto, al sound Americana e dintorni. In “Dreams” sono presenti brani strutturati essenzialmente su ballate bluesate (“Naked”), vicine all’asse Tome Petty-Neil Young. Il ritmo incalza meno e lascia spazio a landscapes larghi e dilatati con chitarre in lontananza e il contributo dell’ultimo arrivato, il tastierista Alessio Raffaelli, è essenziale e rende il sound pieno e avvolgente. Le ritmiche, infatti, sono meno taglienti, ma più morbide (“Pieces of disquiet”, “I wish I were the rainbow”). Tuttavia, non mancano brani in cui viene lasciato spazio al rock: “Full of glow” è un brano secco, incalzante, ma non aggressivo, e “The wise man’s finger”, caratterizzato da un funk morbido e trascinante. Disco che merita di essere ascoltato con attenzione molte volte.
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autore: Vittorio Lannutti