Ecco un collettivo che rifuge da ogni definizione stilistica ed ha il pallino della sperimentazione con un work-in-progress praticamente inattivo. Già, perché a capo del combo friulano c’è Matteo Dainese che, con precedenti vissuti trentennali con Ulan Bator, Jittesburg, Meathead, Here, Warfare e, soprattutto in veste di Il Cane non ha mai placato l’istinto scritturale che genera vulcani di pentagrammi in continua evoluzione. Affiancato dal pregevole sperimentatore-rumorista Deison, dal bassista jazz Tommaso Casasola e dal turntablist, producer e progettista d’eventi Dj Cic.1, mette in cascina un’ulteriore prova
di genialità spontanea titolata “Some people falling“: 3 parole emblematiche che la dice tutto di come il Nostro abbia ricreato quel mood indefinibile che ha caratterizzato le difficoltà di un balordo 2020. Benchè Matteo e soci basterebbero a se stessi, la sua grande umiltà visionaria è quella di essere consapevole dell’importanza di chiamare a raccolta altri preziosi personaggi per intensificare l’amalgama esperienziale e forgiare, cosi, costellazioni di post-rock, kraut, fraseggi di chill-out, ambient e avanguardia ricercata.
Più gli dai tempo al combo e più ti sorprende con tante nuove elucubrazioni sonore. Da “Massive scratch scenario son passati già tre anni: un arsenale di tempo che ha permesso alla band di confermare lo smalto sperimentale già in essere ed riconosciuta da gente che conta. La spettrale “Nephews trip” apre lo scenario inafferrabile dell’opera con tante bizzarrie incorporate come l’ibrido meltin-pot di “La fortuna di Hopkins” o l’asettica coralità kraut-jazzy di “Nascondino” o l’informale stranezza di “Erano anni“. E che dire di “Without the ticket“? Che “senza il biglietto” in modalità open-mind, non si cattura appieno il viaggio estatico degli Artura, qui offerto con stille sonore incorniciate con effetti naturalistici ed echeggi vocali disarmanti,
similarmente a “Preservatif” ma con inserti di francesismi femminili in esecuzione canonica.
Invece, “Que mierda de navidad” non da punti di riferimento e ti sbatte a destra e a manca con trovate micidiali e contrappunti filo-ossessivi e rumoristica che più strana non si può. Invece il basso portante che si ode nell’intro di “Onpoc” darebbe un tocco di “umanità” al lotto? Illusione che dura poco: trombe, fraseggi d’echi, effettistica straniante, improvvisi cambi di mood e tamburi battenti ti lasciano con le spalle al muro. Il placido ambient di “Nos bolsos” lancia i titoli di coda di un progetto istrionico, informale, etereo, visionario ed anti-litteram che cementifica il compulsivo “credo” scritturale non solo di Dainese e band ma anche di chi è transitato negli atti sopradescritti: Gero, Nacio, Cate & Pit, Glue & Creo, Coli & Jeff, Sara & Dede, Carlitos, Rimma, Vale & Nadja.
Insomma, “Some People falling” è un’opera che guarda avanti, con la fierezza di non trovarsi con etichette appiccicate o di far parte di catalogazioni superficiali. Sarebbe troppo riduttivo e/o presuntuoso dare una specifica ad un album vistosamente eclettico e futuristico.
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autore: Max Casali